MADLIB ARRANGED BY FOUR TET: “Sound Ancestors” cover albumS’intitola “Sound Ancestors” l’album frutto della collaborazione tra Four Tet e Madlib. Il disco, che era in cantiere da qualche anno vede finalmente la luce dopo una trepidante attesa.
‘Stavo ascoltando nuovi beat e studio session di Madlib e ho pensato che sarebbe stato davvero bello che queste idee fossero rientrate in un suo disco solista. Gli ho espresso questo concetto mentre stavamo consumando un ottimo pasto e così abbiamo deciso: ci avremmo lavorato assieme, con lui a mandarmi tracce, loop e idee e io ad arrangiarle, editarle, manipolarle e combinarle assieme. Mi ha spedito centinaia di pezzi in questi ultimi due anni e durante questo periodo sono riuscito a completare quest’album con tutte le sue parti che rientravano nella visione che avevo in mente per questo progetto’. Così Kieran Hebden in arte Four Tet.

Arrangiato da Four Tet, lo straordinario album del produttore è toccante e sincero, combinando ritmi, jazz, brindisi reggae e frammenti vocali in una sorta di folklore.

Qui ci sono più modi per innamorarsi della miriade di progetti musicali di Madlib che no. Per molti saranno i suoi ritmi carismatici per il defunto, grande, MF Doom, le sue collaborazioni con il collega pioniere del campionamento J Dilla o, più recentemente, i suoi eleganti strumentali per il rapper Freddie Gibbs. Poi ci sono i suoi remix dell’archivio della Blue Note Records, la sua one-man-jazz-band Yesterdays New Quintet e Lord Quas – il suo alter ego satirico MC.

La capacità di Madlib di parlare una lingua universale attraverso così tante modalità è hip-hop nella tecnica, ma qualcosa di molto più ampio nell’essenza. Su “Sound Ancestors”, le sue creazioni sono arrangiate dal produttore, DJ e amico di vecchia data Kieran Hebden. È attraverso le idiosincrasie di questa collaborazione (come un mix anormalmente pulito con una batteria insolitamente prominente) che “Sound Ancestors” raggiunge la sua missione di offrire ai cantanti senza ospiti, un’esperienza di ascolto Madlib dall’inizio alla fine.

Brindisi reggae, riff lo-fi, intermezzi jazz e frammenti di scenette vocali punteggiano il disco. Il taglio mozzafiato “Road of the Lonely Ones” combina due brani dei progenitori del soul di Philly, gli Ethics, con un effetto meraviglioso, e il singolo successivo “Hopprock” l’interazione tra corde e segreteria telefonica è paragonabile a “The Redeemer” di Dean Blunt. La traccia tributo “Two for 2” – per Dilla è divisa a metà: una parte tagliata per evocare una surreale cosmica mentre l’altra è tutta anima e groove, con una transizione dilatata nel tempo che giace come uno spazio liminale in mezzo. L’album si raffredda sulla densità e l’eccentricità tipicamente previste da Madlib in favore di una visione più toccante e sincera. Il nostro canalizza un lignaggio profondo e intrecciato della musica nera attraverso questo lavoro come l’orazione folcloristica, la narrazione con la stregoneria di un beatmaker che sa come far cantare davvero uno strumentale.

Non fermatevi al primo ascolto, si entra in circuito dopo almeno un paio di attente sedute davanti alle casse, ma una volta entrati in sintonia si scoprono paesaggi intensi ed accattivanti!!!


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