La prima volta che mi capitò di ascoltarla fu con il disco omonimo del 1988, pensando di aver a che fare con l’esordio. In realtà aveva già pubblicato due album su etichetta Folkways, ‘Ramblin’ On My Mind’ e ‘Happy Woman Blues’. I suoi primi lavori presentavano un repertorio folk blues, che nel corso del tempo è maturato portandola ad essere uno dei migliori autori di roots rock o americana che dir si voglia. Non sono mai stato un grande amante delle voci femminili, ma della sua mi sono innamorato subito. La capacità di interpretare i brani ha pochi eguali, il suo modo di cantare strascicato e lento è capace di creare forti emozioni in me, e nello stesso tempo trasportarmi nel Sud degli Stati Uniti in quei paesaggi a perdita d’occhio durante un tramonto. Le caratteristiche di malinconia ed intensità stanno a dimostrare quanto tutto provenga dal fondo del suo cuore, dando alla sua musica tonalità calde, intime e sensuali. Il suo percorso artistico ha conosciuto diverse difficoltà, sia di carattere legale che sentimentale, ed è per questi motivi che, nonostante un’attività quasi quarantennale, non ha inciso molto. In queste settimane è uscito il suo album nuovo ‘This Sweet Old World’. Il progetto è quello di ripresentare, nel venticinquennale dall’uscita, ‘Sweet Old World’. In un primo momento storsi il naso perché risuonare un disco già uscito rappresenta un momento di stasi creativa. Fortunatamente non è così, l’album non è ripresentato in modo pedissequo, ma è rifatto ex novo con l’aggiunta di quattro pezzi. Il suono è più elettrico ed è anche meno country e tendente alla ballata. Vocalmente Lucinda, nel corso degli anni, ha assunto toni maturi, per cui in definitiva si tratta di un disco nuovo di zecca, con largo uso di chitarre e brani che spesso si tramutano in lunghe jam strumentali come ‘Pineola’, ‘Prove My Love’, ‘Hot Blood’. La Williams stessa in un’intervista lo aveva anticipato che si sarebbe trattato di un disco nuovo, in quanto ‘La band è differente, lo studio di registrazione pure ed anche la mia voce non è più quella del 1992’. Un caso emblematico è la canzone ‘Drivin’ Down A Dead End Street’, nel disco di venticinque anni fa si intitolava ‘He Never Got Enough Love’, che si fa dannatamente fatica a riconoscere. L’iniziale ‘Six Blocks Away’ è una ballata elettrica con la chitarra di Stuart Mathis sugli scudi, che mantiene una melodia country ma con arrangiamenti forti e decisi. ‘Prove My Love’ scorre con chitarre e voce rock in bell’evidenza con un’improvvisazione centrale da brividi. ‘Something About What Happens When We Talk’ è una ballata straordinaria con la voce in primo piano e la chitarra che la segue rendendo il cantato estremamente espressivo. ‘Sidewalks Of The City’ è lenta e notturna con un andamento piuttosto classico fino al concitato finale con chitarra che ci trasporta nella campagna sudista. ‘Which Will’ chiude il vecchio disco ed è una prova di bravura di Greg Leisz. I quattro brani nuovi, scritti comunque nel 1992 mantengono le caratteristiche sonore di ‘This Sweet Old World’, che possiamo definire un disco di ottimo livello che prosegue il discorso intrapreso da Lucinda con i due precedenti album.

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