Louie Perez è l’anima più importante assieme a David Hidalgo dei Los Lobos, sono loro ad avere indirizzato i lupi del Barrio verso sonorità di ricerca rispetto agli esordi molto più legati a forme di rivisitazione delle proprie origini otre al blues e rock di matrice americana. Da diverso tempo sul palco assume un atteggiamento leggermente distaccato, quasi fosse capitato lì per caso, si muove con la chitarra a tracollo, pennella due o tre note, poi si sposta alla batteria per un attimo, poi cammina quasi non gli interessasse quello che sta accadendo intorno. Per questo motivo ero restio a prendere in considerazione questa sua uscita, ma un cliente ha insistito che si trattasse di un disco meritevole così ho deciso di farlo mio.
Si tratta di un’operazione particolare, infatti il doppio cd è compagno di un libro dal titolo “Good morning Atzlan: the words, pictures and songs of Louie Perez”. Siamo al cospetto di un lavoro che contempla le varie anime di Louie, quella di compositore musicale, ma anche di scrittore di poesie e storie che il nostro ha creato nel corso della sua vita.
Le canzoni che compongono la raccolta sono in veste acustica e riprendono motivi di brani già noti che assumono nuova vesta nelle mani di amici e colleghi. Ci sono poi le parti letterarie che vedono coinvolti scrittori quali Louis Alberto Urrea e George Sanders, attori come Rosa Portillo e Ser Anzoategui. Nonostante sia la parte musicale ad interessarmi, non posso fare a meno di constatare quanto siano affascinanti le voci narranti.
David Hidalgo apre e chiude il disco riprendendo “The road to Gila band” e “Matter of time”, il nostro non si smentisce e ci dona due ballate sontuose per voce e chitarra, con una interpretazione vocale da brividi. Per “Be still” si scomoda Quetzal, versione asciutta e minimale, solo voce e violino. Se desideriamo musica messicana allora ascoltate “La venganza de los pelados” riletta dai Making Movies in chiave Los Lobos. Da pelle d’oca “La pistola y el corazon” nelle mani di Josh e Max Baca dei Los Texmaniacs, voci, chitarra e fisarmonica, prosciugata da ogni orpello riesce a coinvolgerti alla grande.
I Wesley Stace, assolutamente a me sconosciuti, danno una versione voce e chitarra di “Forever nightshade Mary”, non può lasciare indifferenti. Althea Grace ha l’arduo compito di rifare “Saint behind the glass”. Anche in questo caso voce e chitarra protagonista per una resa da applausi.
In definitiva un lavoro suonato in punta di dita, con anima e passione, perfetto da ascoltare con questo caldo atroce che ci attanaglia!!!


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