Il nuovo album dei due Brian – Chippendale alla batteria e Gibson al basso – è ancora una volta un magistrale esperimento ai confini tra il più ipercinetico noise ed una mai compromessa attitudine art-punk. Musica che non prende prigionieri, anche stavolta, confermando però una leggerezza esecutiva che rende meno drastico il loro approccio all’arma bianca.
Da oltre venti anni sono uno dei più importanti punti di riferimento del rock estremo/noise. Non sono mai stati troppo prolifici, appena sette album nel lasso di tempo di due decenni, ma questo può essere considerato un punto a loro favore in quanto non hanno mai avuto cali qualitativi e si dimostrano sempre divertenti pur in un ambito musicale che non concede tregua. Nel periodo tra il disco precedente, “Fantasy empire” prima uscita su etichetta Thrill Jockey per i nostri, e questa nuova fatica ci sono stati alcuni avvenimenti importanti. Brian Gibson ha realizzato le musiche ed il design del videogame “Thumper” di cui può vantare la corresponsabilità con il programmatore Marc Flury, per cui la sua fama è enormemente cresciuta. L’altro Brian è diventato padre e ha pubblicato il graphic novel “Puke Force”, è stato inserito da Rolling Stone come uno dei migliori 100 batteristi e, per non farsi mancare nulla, ha collaborato con i Fashion Designer alternativi Eckause Latta.
In mezzo a queste varie situazioni sono riusciti a partorire il loro album più rock, quello capace di mettere in mostra pezzi che siano meno improvvisati e maggiormente vicini ad un’idea di canzone. “Sonic citadel” mette in mostra un tipo di sonorità apparentabili a rock/hard/punk, ma non crediate che si siano ammosciati perché i nostri sembrano un carro armato pronto ad investire chiunque si pari davanti ai cingoli. Il lavoro è prodotto da Seth Manchester, già alla regia per Battles e The Body.
Ci sono tre canzoni che citano apertamente musicisti rock nel titolo come “Husker don’t” che rimanda a ciò che fece il trio di Minneapolis, “Don Henley in the park” è uno presa in giro del celebre batterista e cantante degli Eagles. Infatti le Aquile mai avrebbero suonato in maniera così deragliante. L’ultima si intitola “Van Halen 2049” ed è un pezzo chitarra (così suona il basso) -batteria che è veramente grandioso.
Non per tutte le orecchie, ma ancora un centro pieno per il duo di Providence!!!


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