A volte sarebbe meglio non leggere recensioni, ma prendere il disco, farlo partire e ascoltarlo nella propria stanza preferita lasciandosi andare. È il consiglio che mi sento di dare in quest’occasione perché siamo di fronte a eccezionali musicisti creativi che sanno come accompagnare l’ascoltatore attraverso le svolte del loro sorprendente viaggio musicale.
Gordon e Kottke non sono alla prima collaborazione, “Noon” è il terzo disco che i due producono, ma sono trascorsi tre lustri dall’ultimo album pubblicato insieme. Ogni canzone del lavoro tesse una trama sonora a più livelli, con l’affascinante finger-pick di Leo che avvolge, sopra e sotto, le linee di basso dardeggianti e ipnotiche di Mike. Il batterista Jon Fishman, compagno di band nei Phish di Gordon, si unisce al duo in cinque canzoni, aggiungendo un’altra dimensione ritmica alla musica.
L’album si apre con la scintillante melodia di Kottke “Flat Top”, una traccia vivace e scorrevole su cui il tocco delle dita del chitarrista gira e rigira mentre il basso suona un richiamo armonico e una risposta alla melodia ritmica di Leo. “Flat Top” illustra la straordinaria capacità del nostro di fornire suoni ricchi e sfaccettati da una singola chitarra.
Il duo offre la loro versione di “Eight Mile High” dei Byrds, che vede la coppia che si sposta e si improvvisa sul ponte strumentale. Kottke dice: ‘Ci vuole davvero un altro tipo di testa per fare quello che sta facendo Mike. In termini tecnici, è come cercare di bilanciare un materasso su una bottiglia di vino’. “I Am Random”, scritto da Gordon e Scott Murawski, cavalca giocosamente lungo un’atmosfera incisiva e peripatetica che ha echi sonori dei Grateful Dead e che mette in mostra un brioso funk che divaga alla fine della canzone in una direzione allegramente casuale, sebbene tematicamente gemellata.
“How Many People Are You”, un altro brano di Gordon-Murawski, suona insieme alle bacchette di Fishman, imitando le molte identità di un individuo nei molti strati della canzone, fino alle voci multiple che competono per lo spazio mentre la canzone si chiude. L’ossessionante “Peel” evoca l’atto stesso di staccare lentamente gli strati della personalità e del canto. L’album si chiude con la vivace “The Only One”, una melodia brillante con echi sonori di “Garden Party” di Rick Nelson, che illustra l’abile maestria di Kottke e Gordon nel tessere armoniche in una vibrante coltre di suoni, fino alle voci multiple che competono per lo spazio mentre la canzone si chiude.
Canzone d’autore e folk si fondono mirabilmente in questo disco, da ascoltare più e più volte per non lasciarsi sfuggire alcun prezioso dettaglio!!!
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