LA JUNGLE – ‘Ephemeral Feast’ cover albumAppena un anno dopo “Fall Off The Apex”, il duo pubblica un nuovo album. Nato nel cuore di blocchi successivi, “Ephemeral Feast” è isolato dai soliti tour e feste della band e si rivela inverosimile dalla promiscuità che il gruppo di solito ama sviluppare con il suo pubblico.

Jim e Roxie l’hanno composto nella primavera del 2020 al Rockerill di Charleroi (Belgio), la loro unica base durante le settimane e i mesi della pandemia. Dieci nuovi titoli, che si stanno rivelando più freddi e chiaramente meno festosi rispetto alle loro abitudini, sono qui raggruppati per creare un’atmosfera che può solo essere descritta come tutt’altro che piacevole. Questa volta La Jungle usa suoni agghiaccianti e lascia da parte i propri espedienti danzanti per fare spazio alle paure e alle ansie che trascendono la propria esistenza.

Come per “Fall Off The Apex”, la formazione ha affidato le nuove composizioni all’amico e assistente Hugo-Alexandre Pernot, ingegnere del suono e produttore che lavorava presso i famosi (ma ora scomparsi) Davout Studios di Parigi. Insieme, sono tornati per la registrazione allo studio Opus Grestain vicino a Honfleur nella primavera del 2021, in un angolo sperduto di paradiso verde situato a due passi dal Pont de Normandie.

Abitati dal bisogno di descrivere sia la nostra società in declino che un mondo che sembra sempre più condannato, i due hanno dato al loro nuovo lavoro un tono piuttosto pessimista e ansiogeno, che riflette un’epoca in cui l’umanità sembra destinata a scomparire. “Ephemeral Feast” dipinge il ritratto di un banchetto scandaloso che sta volgendo al termine. Evoca una festa durante la quale l’umanità sarebbe andata troppo oltre e avrebbe goduto spudoratamente delle risorse necessariamente limitate che la Terra che la ospitava le ha profuso. D’ora in poi, al minimo shock, la statua di Madre Natura – così come appare sulla copertina dell’album – potrebbe benissimo crollare una volta per tutte (l’artwork dell’album – Peeble Lady – è opera dell’illustratore statunitense Gideon Chase con il quale il gruppo ha collaborato sin dall’inizio).

La base di partenza è un math-rock rapido e devastante (“No Eyes”), che tuttavia non dimentica psichedelie krautrock e certe basi ritmiche punk funk specialità della casa (“Another Look To The Woman In The Gloom”), qui rilette in chiave ossessiva, meccanica e quasi trance-noise (“Couleur Calcium”). Verrebbe da accostarli ai primi Liars, forse più per l’attitudine che per i suoni.

La qualità migliore dei belgi è la creatività, e il rilascio in questione dimostra ancora una volta la grandezza del duo quando si tratta di creare suoni potenti con pochissimi elementi (nello specifico, chitarra e batteria)!!!


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