“Speed, Sound, Lonely KV” è l’EP di Kurt Vile che ne segna il ritorno discografico a distanza di due anni da “Bottle It In” (2018). Registrato e missato nel corso di quattro anni durante saltuarie session al Butcher Shoppe di Nashville, l’EP comprende cinque brani tra cui due inediti e due cover. Per registrarlo, Vile si è avvalso di musicisti locali quali Bobby Wood, Dave Roe e Kenny Malone, ma vi partecipano anche Dan Auerbach (The Black Keys) e Matt Sweeney (Chavez, Superwolf).
Chicca del lavoro è quello che il songwriter ha definito «il momento musicale più alto della sua vita», la cover di “How Lucky” in duetto con il suo autore, il compianto Prine.
‘La verità è che John è stato il mio eroe per molto tempo quando è venuto al Butcher Shoppe per ritoccare con me uno dei suoi classici più profondi. E, amico, stavo fluttuando e volando e non riuscivo a sentire niente era lì fino a dopo che se n’era andato per la notte’, osserva Vile in una dichiarazione personale che accompagna il disco. ’Un paio di sere dopo stavamo suonando di nuovo insieme “How Lucky”; questa volta sul palco del Grand Ole Opry a Capodanno a cavallo del 2020. Niente come vedere John e la sua banda di fratelli musicali, familiari e amici suonare nel nuovo decennio di fronte a un pubblico adorante su quel palco a Nashville, TN … e, sì, è così che siamo stati tutti fortunati quella notte’.
Salire sullo stesso palco con alcuni dei propri miti è un’esperienza da far tremare i polsi. Anche quelli di un musicista oramai navigato come Kurt Vile. Negli ultimi anni ha frequentato Nashville, una delle capitali musicali d’America, l’epicentro del country, dell’Americana, una delle radici della stessa tradizione USA. Città che è un tutt’uno con la propria comunità di musicisti, ammirati e omaggiati da tutti come quelle ossa di tanto cantautorato che sono. Allora vengono in mente ovviamente almeno Bob Dylan e Townes Van Zandt, giusto per ricordare la caratura di coloro che sono passati negli studios del Tennessee per fare scorta di consigli, aneddoti, odori e aure poetiche.
Oltre a questa cover, il programma comprende un’altra resa di Prine, una “Speed of Sound of Loneliness” che Kurt ha reso personale, nel rispetto dell’originale (e infatti l’autore pare abbia apprezzato), una cover presa dal canzoniere di un’altra leggenda, ‘Cowboy’ Jack Clement (“Gone Girl”), e due originali di Vile, una lunga e riuscita “Dandelions” e un episodio (“Pearls”) dove si sente qualche elemento più rock vicino alle abitudini del nostro, ma che è un brano che non esce di un millimetro dal perimetro di Nashville.
Un’operazione che non sarà ricordata come epocale, ma fatta con il cuore questo si, ed è ciò che basta per fare in modo che venga diffusa tra gli ascoltatori appassionati!!!
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