L’artista interdisciplinare di Tucson, Arizona Karima Walker cammina sul confine tra due mondi. A parte il suo lungo curriculum di lavoro collaborativo con artisti nei diversi campi della danza, scultura, film, fotografia e saggistica creativa, la Walker ha a lungo coltivato una dualità nel suo lavoro di musicista, sviluppando il proprio linguaggio sonoro come sound designer in tandem con il suo mestiere di cantautrice.
La polarità all’interno della musica di Karima non è mai stata esplorata in modo così articolato, o abbellita con tanta intenzione, come nel suo nuovo album, “Waking the Dreaming Body”. Un disco che cavalca ad ampie falcate i territori di un ambient-folk sostenuto da field recordings e sospesi ed estatici scenari subdolamente elettronici.
‘Sembra che ogni mattina inizi allo stesso modo’. Karima Walker respira queste parole nel bel mezzo della title track di “Waking The Dreaming Body” come per riflettere il fatto che il suo quarto album solista è stato finalmente realizzato nel suo studio di casa improvvisato a Tucson, soggetto a condizioni di blocco.
Riflettendo su ciò che l’aveva informata scrivendo per il nuovo lavoro, Karima parla dei sentimenti di isolamento e distacco che aveva allora, emozioni che sospetti siano state aggravate dai vincoli aggiuntivi che le sono stati posti dalla prevalenza del coronavirus. Dice che voleva raggiungere l’esterno di sé stessa e connettersi con il mondo naturale che si trova oltre la sua casa nel deserto. Montagne, fiumi, paesaggi aperti e vasti cieli sono tutti temi ricorrenti nelle otto canzoni che compongono l’LP.
Il contrabbasso suonato da CJ Boyd nella canzone “Window I” a parte, “Waking The Dreaming Body” è stato scritto, eseguito e ingegnerizzato interamente da Walker e la traccia di apertura dell’album, “Reconstellated”, incarna il suo profondo senso di spostamento e il desiderio ardente di riconnettersi. Il suo accompagnamento scarno e spettrale amplifica questi sentimenti. “Softer” raccoglie un grazioso slancio verso tale desiderio.
“Interlude” è il primo dei tre strumentali del disco, che fonde una gamma di suoni di sintetizzatore, percussioni e loop di nastro con varie registrazioni sul campo. I risultati sono spesso ipnotici, acquisendo uno stato magnetico e trascendentale che si sente completamente in armonia con il suo ambiente naturale. “Window I” cattura la vasta distesa di mari e cieli che esistono oltre la nostra esistenza più immediata, che si alzano e scorrono dolcemente, che crescono e calano.
Con una durata di poco più di 13 minuti, il secondo strumentale “Horizon, Harbour Resonance” è il fulcro dell’intera opera, con parti delle quali si era precedentemente esibita dal vivo. Le chiavi della canzone nell’ossessione di Karima Walker per le onde e gli tsunami. Musicalmente filtra in un paesaggio minimalista una volta popolato da artisti del calibro di Steve Reich, Philip Glass e Terry Riley, pieno com’è di ripetizioni atmosferiche e cambiamenti memorabili in nuove fasi sonore prima di fondersi perfettamente con l’imperiosa title track dell’album, la canzone resta un coraggioso risveglio da una vita temporaneamente sospesa e afferma “Waking The Dreaming Body”, un lavoro perfetto per i nostri tempi.
Una rivelazione!!!
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