JOSE’ MEDELES – ‘Railroad Cadences & Melancholic Anthems’ cover albumAllora, cosa ne pensi degli album tributo? Sono lavori da prendere in considerazione, tante cover di un gruppo di persone che non hanno nulla in comune se non una comoda ammirazione? Ebbene “Railroad Cadences & Melancholic Anthems” di José Medeles potrebbe rendere omaggio a John Fahey ma c’è un abisso tra questo album e la formula del tributo. È semplicemente sbalorditivo, un record di invenzione, ingegno e ispirazione.

Questo non dovrebbe davvero essere una sorpresa con un musicista dell’intuizione di Medeles, al centro del progetto. Un batterista di qualità e distinzione i cui crediti includono The Breeders, Mike Watt, Scout Niblett e Modest Mouse, autore, specialista di batteria vintage e fondatore del famoso “Revival Drum Shop” di Portland, il nostro va oltre il ritmo, è un alchimista della cadenza. Quindi, se qualcuno può concettualizzare “A Drummer’s Tribute” al leggendario pioniere della chitarra ‘primitiva americana’, John Fahey, quello potrebbe essere proprio il buon José.

Due precisazioni però, in primo luogo non era abbastanza rozzo da intraprendere un progetto del genere senza chitarre. In “Railroad Cadences & Melancholic Anthems” il nostro ha invitato l’acustica sperimentale Marisa Anderson, M. Ward e Chris Funk dei The Decemberists a unirsi a lui, chitarristi che conosceva e condividevano una profonda affinità con la proposta di Fahey. In secondo luogo, il piano per il ‘tributo’ non era un ‘re-jigging’ delle composizioni di John, ma prendere ispirazione dal suo lavoro seminale e registrare una serie di duetti improvvisati di chitarra e batteria. Sicuramente dovrebbe esserci un collegamento con la sua eredità, ma i piloti erano orientati a pensare al futuro, a correre dei rischi e ad improvvisare. O, come ricorda Medeles le sessioni, ‘amici che fanno musica in un mare di incertezza e libertà’ usando il lavoro del chitarrista di Takoma come ‘il faro che ci ha guidato a casa’.

Il disco si apre con l’accogliente “Please Send To JF”, Marisa Anderson raggiunge le radici country di Fahey con i propri modelli acustici maturi e squillanti e I propri licks rapidi. Accanto a lei, il batterista raccoglie costantemente trazione, la sua pompa risonante della grancassa e il rullante schiamazzante che tengono il passo con gli incisivi tiri degli accordi della sei corde. È un’introduzione piena di gioia alla prima tappa del tributo, ma quella che segue è molto più inesplorata, come ci si aspetterebbe da un disco animato dall’istinto di Fahey di andare oltre la zona di comfort.

Prendi “Richness in Peace”, un brano che va in delirio di contemplazione attorno a un lento swing sospeso e agli strati tremanti della chitarra dai toni surf di M. Ward, oppure la prima apparizione di Chris Funk sulla sfumata “Golden”, dove inietta agitazione nelle ‘steel strings’ con twang e diapositive che provengono dal nulla. Spinta dai ritmi tesi di Medeles che fanno riferimento al chaal, la melodia si snerva sotto il suo stesso slancio vertiginoso prima che la coppia riesca a tirarsi indietro appena prima di scattare il punto.

Anche se i crediti di chitarra cambiano da traccia a traccia tra Anderson, Funk e Ward, c’è una vera coesione in “Railroad Cadences and Melancholic Anthems”. È un rilascio in cui perdersi, una narrazione musicale con avvincenti colpi di scena, la storia che si svolge di quello che José chiama il loro approccio ‘imposta, gioca, divertiti ed espira’ alle sessioni.

La propensione di Fahey per il ‘what if’ e il ‘Why Not’ per la creazione musicale si diffonde anche attraverso i solchi della raccolta. Sia gli armonici lavati dei piatti di “Juxtaposition” che le chitarre fantasma di “Mid the Snow & Ice” brillano di una bellezza non strutturata.

Il momento più toccante si ha nella chiusura di “Voice of The Turtle”, un collage sonoro con John che parla della sua chitarra, della creatività, dell’imitazione, del fantasma di Robert Johnson e delle ‘trance leggere’. Le sue parole sono come una premonizione di ciò che José Medeles e i suoi partner hanno raggiunto qui, una vera connessione con il passato per creare musica che si riveli trasformativa, persino trascendentale sia per coloro che la fanno che per quelli che ascoltano… tutti a bordo!!!


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