JOE VOLK & NAIARE- “Primitive Energies”Tra gli artisti di punta dell’etichetta culto inglese Invada (creazione di Geoff Barrow dei Portishead/Beak) Joe Volk prima con il gruppo stoner Gonga e poi in veste solista, ha compiuto enormi passi in avanti nella definizione di un suono che ha sempre mantenuto una certa visceralità di fondo.

Dalle sembianze doom del gruppo madre agli esperimenti folk-psichedelici in solo, un continuo mutare che – complici i collaboratori dal vivo e in studio Naiare – appare oggi come un primordiale blues squarciato da lampi lisergici. Nella creazione del disco hanno preso parte attiva anche Jim Barr (Portishead), Urs Heer (Noijzu), Mark Ophidian (US), Mario Batkovic (Invada), Thomas Martin Nutt (Japan), Charles Wagner (Young Blood Brass Band), Julian Sartorius (CH), Matt Williams (BEAK>), Thomas Schmidiger (CH) e Ben Salisbury (UK).

In questa situazione il nostro agisce in un territorio più raccolto, mentre si avvale in fase compositiva del batterista Thys Bucher, creando l`atmosfera voluta nel suo intento di metabolizzare immagini e fantasia per poi trasportarle in musica. Sembra quasi un tentativo di offrirci delle interpretazioni in tono minore, ma, attenzione, non in maniera disadorna. Anche negli episodi più raccolti e personali quali “Pioneer of colour”, delicata e dolce canzone nel solco del mai troppo rimpianto Elliott Smith, oppure nella jazzata e atmosferiale “Individuation”, gli arrangiamenti sono ricercati, sia elettrici che acustici e pure elettronici.

C’è una volontà di trasmettere sentimenti e pensieri, si coglie nel succedersi dei brani, perdendosi come l`autore nelle dolci melodie che accompagnano queste tracce ambientali, “The Decline” che apre l`opera, o il clima decadente di “The Lives Of Others”.

È un viaggio lisergico nella mente di Volk, che, dopo il trittico iniziale, ci investe in “Let The Kings In” con raffinate sfuriate prettamente rock, un crescendo che passa attraverso “Timebombs”, “Into Your Movements” per concludersi con la miscela elettrica ossessiva di synth che esplode in “Whitesheet”, gemma del disco, non a caso scelta come singolo apripista e pubblicata a marzo accompagnata dal video prodotto da John Minton.

Gradito ritorno per un cantautore di buona sensibilità musicale, che piacerà a coloro che gradiscono chi si pone in tutta la propria vulnerabilità attraverso l’esposizione senza filtri dei propri sentimenti ed immaginazioni!!!


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