Ancora ricordo quando uscì il disco d’esordio di Joe Bonamassa, nel 2000, dal titolo ‘A New Day Yesterday’ il coro unanime di critiche entusiastiche. Era sceso sulla terra un altro chitarrista blues/rock con cui confrontarsi, ed iniziarono termini di paragone con altri giovani assi della sei corde quali Kenny Wayne Shepherd, Jonny Lang, Monster Mike Welch. A me sembrava un disco di un chitarrista che voleva mettere in mostra la sua bravura tecnica, subissarci di assoli continui in cui suonare un numero di note impressionante senza lasciare respirare il brano. In poche parole, non mi piacque affatto, per cui non mi interessai più di tanto al proseguo della sua carriera. Il nostro è un lavoratore instancabile, non si contano i lavori in proprio, le collaborazioni e i progetti a cui ha dato vita dall’esordio ad oggi.
È di poche settimane fa l’uscita di ‘British Blues Explosion Live’, un disco composto da due cd e due dvd. Esce a distanza di quattro mesi da ‘Black Coffee’, in collaborazione con Beth Hart.
Lo si attendeva da tempo essendo stato registrato nel 2016 ma accantonato per pubblicare il live acustico alla Carnegie Hall, quello con i Rock Candy Funk Party, la reunion con i Black Country Communion. Si tratta di un’opera che rende omaggio all’epoca aurea del rock blues britannico. Joe si esibì in cinque date nell’estate del 2016 e la performance di Greenwich venne registrata e filmata per poi essere pubblicata. In fondo si tratta di un tributo ai suoi eroi di fine Anni Sessanta, cioè i chitarristi inglesi più noti a tutti, Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page. Il gruppo di accompagnamento è ridotto, non ci sono fiati, coristi ed ospiti vari. Si tratta di un quintetto con Michael Rhodes al basso, Reese Wynans alle tastiere, Anton Fig alla batteria e Russ Irwin alla chitarra ritmica e vocalist. L’apertura è affidata ad un medley del Jeff Beck Group in cui Joe si cimenta alla slide supportato da una band solida alle spalle con l’organo che accompagna l’assolo del nostro che si lancia per una decina di minuti in volteggi incredibili. Con ‘Mainline Florida’ siamo dalle parti del Clapton di ‘461 Ocean Boulevard’, quindi non rock blues ma rock tinteggiato di Sud, in cui Bonamassa è sempre al centro della scena. Poi tocca a ‘Boogie With Stu’, un omaggio a Jimmy Page. Si tratta di un boogie con Irwin al piano e alla seconda voce e Joe che non si risparmia nella parte centrale del brano. Siamo solo all’inizio ma è già chiara la situazione in cui ci troviamo. ‘Let Me Love You Baby’ è un pezzo di Willie Dixon interpretato da tanti, ovviamente anche da musicisti inglesi come Chicken Shack e Blodwyn Pig. Blues classico con Bonamassa in quest’occasione misurato e in grado di elargire dosi massicce di feeling. Il disco ‘Beck-Ola’ deve piacere molto a Joe, infatti riprende ‘Plynth (Water Down The Drain)’, versione poderosa con il nostro che non si e ci risparmia supportato da Fig che alle sue spalle percuote i tamburi con una certa potenza, e ‘Spanish Boots’ che, come nella precedente, il blues lo lascia in Mississippi e ne dà una versione indurita e potente molto hard rock Seventies. Finalmente un pezzo rallentato dall’album ‘John Mayall Blues Breakers with Eric Clapton’ dal titolo ‘Double Crossing Time’, e qui non c’è niente da dire, si ascolta con godimento assoluto. Spazio anche ai Cream con ‘SWLABR- She Was Like A Bearded Rainbow’, un pezzo molto psichedelico. Poi un medley dei grandi Led Zeppelin con un’ottima rilettura di ‘Tea For One ‘ seguita da uno slow blues da urlo come ‘I Can’t Quit You Baby’, e questa volta l’assolo ci fa saltare dalla sedia giocato come è sui toni e sui volumi. La serata termina con ‘How Many More Times’, ed è un momento per gli amanti degli effetti wah-wah della durata di dieci minuti. In definitiva un disco che piacerà ai fans del rock degli Anni Settanta.
Io rimango del mio parere, non mi emoziona, pur riconoscendogli doti non comuni.


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *