JIM O’ROURKE- “Shutting Down Here” cover albumCi fu un momento, all’incirca tra la fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio, in cui Jim O’Rourke era sulla bocca di tutti, sia per la produzione in proprio sia perché era entrato a suonare il basso nei Sonic Youth. Eppure i momenti migliori di Jim si potevano far risalire a circa un decennio prima quando, insieme ad altri musicisti (David Grubbs, John Wall e Bernhard Gunter tra quelli che mi vengono in mente per primi), dette vita ad un movimento che potremmo definire ‘nuova elettroacustica’ attraverso la riscoperta di alcuni maestri dei sessanta e dei seventies e dei legami che si erano instaurati con personaggi e gruppi di chiara impronta rock (Faust, John Fahey e Red Crayola). Fu un tentativo di creare un legame tra musica ‘colta’ e ‘volgare’, un qualcosa che non si vide più in seguito, ma che portò alla creazione dei Gastr Del Sol, una formazione grandiosa che purtroppo durò veramente poco.

Ora O’Rourke vive in Giappone da anni e continua imperterrito a sfornare dischi che difficilmente riescono a raggiungere il territorio europeo, per cui poco è dato a sapere che tipo di musiche il nostro si sia cimentato a comporre.

Il lavoro in questione è stato registrato negli studi GRM di Parigi e suonato da Eiko Ishibashi (Piano), Atsuko Hatano (violino e viola) e Eivind Lonning (tromba) e ci riporta a quanto accadde a Jim circa trent’anni fa. Quando O’Rourke visitò per la prima volta l’istituzione francese conosciuta come ‘Groupe de Recherches Musicales’ era un giovane interessato all’elettroacustica e che cercava di emulare quel tipo di musica che l’istituzione supportava. Era anche conscio che gli insegnanti del college che frequentava non erano in grado di insegnarli nulla riguardo l’elettronica, per questo motivo visitò Parigi e venne trattato con il rispetto che si doveva ad un pioniere della musica concreta.

“Shutting down here” è un album della durata di 34 minuti composto da un unico brano abbastanza astratto che si muove in modo che i suoni raggiungano un momento in cui non si riesce più a stabilire da dove provengano, anche se si riconoscono strumenti da camera, elettronica melmosa, trombe notturne e melodie di pianoforte. Sembra quasi che siano quelli che apparivano nei suoi dischi pop oppure sulla musica di lunga durata che pubblica attraverso la sua pagina Steamroom Bandcamp, ma non sono mai lì a lungo. La musica è in continuo mutamento e pure estremamente ordinata, credo che alla fine il lavoro più sostanzioso del nostro sia stato quello di trovare i field recordings. Il risultato finale è come in un film in cui ogni immagine si dissolve in un’altra, in questo caso le immagini sono tante per cui l’importante non è sapere cosa il regista ci voleva comunicare, piuttosto trovare noi il significato.

Se l’elettroacustica vi interessa difficilmente troverete qualcosa di meglio da ascoltare!!!


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