JESS WILLIAMSON- “Sorceress”Dopo il bellissimo terzo album, “Cosmic Wink”, uscito a maggio 2018, Jess Williamson è ritornata con un nuovo lavoro sulla lunga distanza, “Sorceress”, via Mexican Summer. Jess è una cantautrice texana che si è ormai trasferita a Los Angeles. Il nuovo LP è stato scritto nella ‘Città degli Angeli’ ed è stato registrato per la maggior parte ai Gary’s Electric di Brooklyn: gli ultimi ritocchi, invece, sono stati dati al Dandysounds, un home studio a Dripping Springs, Texas, in cui Jess aveva già lavorato per il suo album precedente.

Si inizia con una canzone, “Smoke”, le cui caratteristiche sembrano immediatamente porla nell’alveo del gothic-folk, ma poi si apre strumentalmente in un formato rock con una melodia di vago sentore dream-pop e delle vibrazione elettriche indie-rock. È il pezzo centrale del nuovo lavoro, quello che certifica il cambiamento in atto nella testa di Jess, già avvenuto con il precedente, ma qui ulteriormente affinatosi attraverso un allargamento degli orizzonti sonori, che ad inizio carriera sembravano invece porla nel campo dei classici stilemi country-folk.

Il tipico timbro caldo e delicato della voce di Jess e il suo morbido tocco della sei corde sono presenti anche sul nuovo album, ma stavolta i testi sono più intimisti e vicini a quelli di un racconto personale. Jess Williamson negli 11 capitoli del nuovo album parla al pubblico come dalle pagine di un diario, raccontando di relazioni finite e solitudine. È interessante notare i piccoli dettagli, i nuovi colori che la giovane cantautrice inserisce in “Sorceress”. Si percepisce la presenza di un synth, tra le righe è chiara una modernità prima sconosciuta e che la possono inserire, a ragion veduta, nel modus operandi di altre musiciste che agiscono al confine tra tradizione e sguardo contemporaneo e, infine, il lavoro in studio risulta più raffinato.

Le capacità di scrittura le ha sempre possedute, ma oggi si è dotata di un sound più vario e soggetto ad un numero maggiore di influenze. Analizzate una ballad quale “As the birds are” oppure “Harm none”, sono senz’altro legate al country, ma è chiaro che lo fanno da un punto di vista sonoro più espanso e brillante sulla scia di una Weyes Blood. Ancora “Wind on tin” è una traccia di Americana pennellata da echi lisergici, mentre “Infinite scroll” è una rock song tastieristica che riporta alla mente i War on Drugs. Bella “Love not hard to find” in cui l’elettronica leggera avvolge un brano country, ricco di piano, pedal steel e sei corde elettriche ed acustiche in modo da indirizzarlo verso un atmosfera decisamente pop. Ovviamente non sono sparite le intuizioni tipicamente folk e country, ma sembrano più al passo con i tempi attuali piuttosto che ricordare vecchie cose del genere.

Il commiato è affidato a “Gulf of Mexico” fastosa ballata country che trasuda sentimento, degna chiusura di un disco molto bello ed interessante, che potrebbe dare alla sua autrice una notorietà prima sconosciuta!!!


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