JEB LOY NICHOLS – ‘United States Of The Broken Hearted’ cover albumParlando del proprio nuovo album “The United States of The Broken Hearted”, creato nella vena del cantautore con l’acclamato produttore Dub-master Adrian Sherwood, Jeb Loy Nichols afferma che ‘ci sono voluti quarant’anni’. Quel lasso di tempo è principalmente dovuto alla longevità della sua amicizia con Sherwood, per non parlare delle ore e ore trascorse insieme ascoltando e parlando delle loro scoperte musicali. Come ci si aspetterebbe, questo è stato un viaggio estremamente eclettico che ha coinvolto tutti i generi, sia esso jazz, blues, psichedelico, soul, reggae o country. Un paio di anni fa, tuttavia, le loro conversazioni si sono spostate su ciò che Gram Parsons ha descritto come ‘musica cosmica americana’ e, intuendo che Jeb aveva scritto materiale che poteva nutrirsi di quelle stesse influenze cosmiche, Adrian ha preso il posto di guida per iniziare la creazione di questo nuovo disco. Racconta: ‘Questo è il Great American Songbook di Jeb. È un lavoro che ricorda il nostro reciproco amore per l’album “Miracle” che ho realizzato con Bim Sherman. Sono davvero orgoglioso di questo rilascio’.

Quindi, la tavola è apparecchiata per un’americana che punta alle stelle, anche se qualcosa ti colpisce fin dall’inizio, è che questo è stato realizzato in tempi difficili per gli Stati Uniti, e lo senti assolutamente. L’atmosfera è impostata immediatamente con “Monsters on The Hill” che ci ricorda: ‘siamo così piccoli, siamo così terribili e minuscoli, non impariamo e non credo che lo faremo mai’. Con quei mostri e serpenti sul pavimento che si accumulano e il prelievo che cade dalla rottura, è impossibile non vederlo come un riflesso di tutta la follia che ha preso d’assalto il Campidoglio, che ha assillato gli Stati Uniti negli ultimi anni. Non c’è da stupirsi che Jeb Loy stia rispondendo con tanta malinconia; almeno questa è un’espressione interiore che rasserena, le trombe decorano il canto e mentre di solito suonano le fanfare, qui dipingono un tramonto. I tempi sono più difficili su “Big Troubles Come in Through a Small Door” dove il personaggio centrale viene abbattuto; ‘I figli di puttana dalla parlantina veloce hanno rubato tutte le mie ricchezze’. Ancora una volta, l’arrangiamento di questo oscuro racconto popolare è superbo, tutti cupi archi western e un corno abbandonato che suona come se arrivasse dalla fine di una lunga strada nera.

Impostata su una melodia simile ad una filastrocca, l’innegabile interpretazione di Jeb di “I Hate the Capitalist System” di Barbara Dane giustifica indiscutibilmente la posizione della cantante; ironia della sorte, il tono ha un leggero sollevamento con questo, come se il nostro si stesse togliendo un peso dalle spalle semplicemente esternando ciò. Quel senso di ingiustizia, la rabbia per la sofferenza disumana inutilmente inflitta ai nostri simili, la lotta in tempi di estrema difficoltà e la forza vitale che istintivamente si rivolge alla musica per sollevarci in questo ‘casino’ è il legame che unisce queste tracce. È lì nel polso vulnerabile di “No Hiding Place for Me”. La zolletta di zucchero piena di sentiment, che addolcisce la title track (c’è qualcosa di Curtis Mayfield in questa ballata), è anche evidente nella melodia più allegra dell’intero set, “What Does a Man Do All Day”, che conclude come il pianeta animale sia una comunità molto più felice di noi umani.

In questo contesto, “Deportees” di Woody Guthrie si inserisce molto bene con la propria riflessione sulla resa dei conti criminalmente bassa della vita umana. In effetti, il trio di brani di chiusura va in qualche modo a lenire le ferite della vita moderna negli Stati Uniti, anche se le preoccupazioni sul clima rimangono in primo piano con “Looking for Some Rain”. In quel brano, con lampi di speranza in piccoli scoppi di armonica, così come la calda lettura di “Satisfied Mind”, la musica è avvolta in un calmante comfort del sud.

Jeb sceglie bene il numero di chiusura, con il classico country e la lezione che i soldi non ti comprano nulla di veramente prezioso nella vita. Ecco perché questo Lp è in definitiva un tale sollievo; nonostante i problemi riflessi in gran parte dell’argomento, è perché questo cantante non perde mai di vista la bellezza ristoratrice nella musica e la speranza che si trova nell’interazione di base da persona a persona, cose che rendono ancora la vita degna di essere vissuta!!!


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