Le aperture per leggende del soul moderno come Sharon Jones & The Dap-Kings, Charles Bradley & The Extraordinaires, Lee Fields & The Expressions, i numerosi progetti solisti ed una costanza da far invidia anche ai più giovani abitanti del globo indipendente.
Registrato presso gli studi della Daptone, il disco dei Jay Vons è un puro distillato di sixties r&b con venature garage-rock. Inevitabile del resto, con personaggi di questo calibro: Dave Amels all’organo (The Optic Nerve, Reigning Sound e già nella spettacolare band di Mary Weiss delle Shangri- Las), Michael Catanese alla voce e chitarra (Reigning Sound), Mikey Post alla batteria ed alle percussioni (Reigning Sound) e Beny Trokan al basso ed alla voce (Marky Ramone And The Intruders, Reigning Sound).
“Word” rappresenta la loro prima esperienza sulla lunga distanza dell’album e lo fanno con un lavoro che denota punti di contatto con certi aspetti della musica di Nick Waterhouse e con tutte le produzioni uscite dagli studi newyorchesi di Thomas Brenneck, cioè colui che è dietro alle uscite di Mystery Lights, Sha La Das e Charles Bradley. Il risultato però rimane solamente ad un livello piacevole e i motivi sono forse da ricercare in una scrittura troppo ancorata ai sixties e carente in incisività, in una voce che manca in espressività e personalità.
Non vorrei essere troppo drastico, ma forse mi sono un po’ stancato di ascoltare dischi che hanno un così forte richiamo ad un’epoca fantastica che non c’è più e che quindi trovo piuttosto inutile riproporre così pedissequamente. D’altro canto i Jay Vons sono tra i migliori songwriter soul 60s in circolazione, ma anche una band dal piglio pop incredibile e il disco in questione è uno di quelli che gli amanti del soul contemporaneo della Daptone e della Big Crown non possono lasciarsi sfuggire.


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