Jana Horn è un mistero e “Optimism” una specie di miraggio. Sebbene sia l’album che intendeva fare, non è quello che ha fatto inizialmente. Il disco originale suonava troppo bene. Non è quello che voleva perché non rifletteva la sua educazione. La texana è cresciuta a Glen Rose, fuori Dallas, in una rigida famiglia battista, che sembra essere parte del suo conflitto, ‘un professore universitario una volta mi ha detto che la masturbazione è scrivere, purché tu guardi fuori dalla finestra’. Inutile dire che sembra più a suo agio nei confini meno restrittivi di Austin.
C’è un senso di mistero e miraggio nella sua musica e nei suoi testi. “Friends Again” inizia il lavoro con solo due dita su due corde della chitarra acustica. La canzone prende forma con battute che potrebbero facilmente riguardare l’emergere dal grembo materno come l’essere in una relazione, ‘Non mi hai semplicemente spinto fuori / Mi hai tirato fuori, in profondità’. I suoi brani possono sembrare semplici, ma analizzando con attenzione viene a galla sempre molto di più sotto la superficie.
Registrato con una squadra scheletrica di complici, per lo più da Knife on the Water (una band con cui aveva lavorato in precedenza), invece di riempire tutto lo spazio, c’è molto respiro. Anche se Horn si tira indietro, cercando di assicurarsi che il mistero della musica non sia sopraffatto dalla sua voce e sicuramente non dai suoi testi. Le cose ti vengono da angolazioni strane e dove inizia una traccia non sembra mai essere dove finisce. ‘Stasera’ inizia, ‘Stasera indosso il colore blu/ E mi siedo sul divano con il gatto/ A chi non piacerebbe se mi muovessi’. Eppure, alla fine della corsa, le cose sono in un posto molto diverso.
Utilizzando un riff di basso di semiminima che si scontra con linee di synth morbide e atmosferiche, “Jordan” esplora le connessioni che portano una canzone di rottura nel regno di un incubo religioso. Il protagonista maschile di Jana viene inviato dalla Galilea per incontrare ‘un uomo che è così oscuro / ha proiettili neri nelle sue mani’, sperando di fermare una bomba che minaccia di ‘sistemare gli impuri’. Il basso cade alla fine, lasciando solo strani suoni simili a campane.
Chiudendo l’album, “When I Go Down Into That Night” pone il tipo di domanda che tutti noi abbiamo, ma raramente esprimiamo: ‘Quando vado giù in quella notte / e non c’è speranza nel piano / e riesco a malapena a vedere il mio piede/ mi incontrerai dove mi trovo?’ Jana Horn fa domande; e non dà risposte. A volte esistono solo quesiti. Le risposte possono essere molto più difficili da trovare.
La cosa che fa più chiaramente, tuttavia, è creare l’equivalente sonoro di ciò che scrive un romanziere, esponendo i difetti e il crepacuore che risiedono in ognuno di noi. Per la texana, “Optimism” potrebbe essere la risposta, ma ci saranno molti misteri lungo la strada; questa è l’essenza stessa della vita!!!
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