IRREVERSIBLE ENTANGLEMENTS- “Who Sent You?”Se oggi esiste un’etichetta discografica attenta alla distribuzione dei supporti fisici, capace di interessarsi di musica e politica, divenuta quasi più importante delle proprie uscite, questa è sicuramente la International Anthem. Ai giorni nostri si parla in continuazione di musica liquida, si tende a privilegiare la singola canzone, oppure si racconta del ritorno del vinile, che in realtà non se ne è mai andato, ma che credo sia solamente una moda ed un oggetto di culto, che sia importante per tutta una serie di motivi tranne per quella di essere un supporto fonografico!!!
Lasciamo perdere questa introduzione forse leggermente polemica ed addentriamoci a raccontare degli Irreversible Entanglements e della loro nuova uscita “Who sent you?”.
Siamo di fronte ad un altro lavoro pazzesco dopo quelli recenti di Jamie Branch e Jeff Parker.
“Who Sent You?” è il punk‐rock del jazz e la mistificazione dell’avanguardia, un suono fantascientifico da quel quintetto jazz fuori di testa. Già eravamo stati colpiti dal precedente “Black lives matter”, il debutto travolgente del 2017, che fu un blend di free jazz da strada con liriche militanti.
Questo nuovo disco intreccia la fusione cinetica dell’anima, la poesia spettrale sognante ma straziante e i ritmi intricati che confortano e nascondono, affrontano e costringono tutto in una volta, con la materia oscura dell’universo profondo e nero che consuma tutto, come filo conduttore. Dove il debutto omonimo della band è stato tutto inni esplosivi e rumorosi e gloriose spacconate cosmiche, il suo seguito è un rituale concentrato e paziente.
Più che la somma delle sue parti: le linee di basso bellicose di Luke Stewart, il sassofono ossessionante di Keir Neuringer, gli ottoni cyberpunk di Aquiles Navarro, l’ingombrante tempesta di tamburi di Tcheser Holmes e gli oracolari incantesimi di Camae Ayewa. Solo “Blues ideology” mantiene quelle scale urlanti degli ottoni prima di trasformarsi in uno shuffle e rallentare fino quasi a dissolversi.
Il resto del programma è a più facce, mette in mostra un maggior controllo sonoro. Si sente un contrabbasso pulsante in “The code noir/Amina”, mentre i fiati e la batteria portano il livello di tensione in alto, ma non ne perdono mai il controllo. Sanno anche giocare con brani di più semplice fruizione come nel caso di “No mas” dal ritmo quasi ballabile e funk, momento pop del lavoro.
“Who Sent You?” è un’intera jam olistica di “infinite possibilità che ritornano”, una meditazione tentacolare per gli afrocosmonauti, un ricordo delle forme e dei traumi del passato, e la forma e la visione dei suoni afrotopici a venire!!!


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