Esce per Rough Trade l’album di debutto della band californiana Hello Forever collettivo di pop art di Topanga, California, guidato dall’eccentrico cantautore Samuel Joseph. La sede del gruppo è a Topanga dove un tempo sorgeva il famigerato Sandstone Retreat (famoso resort per il sesso libero e per gli scambisti) e qui gli artisti, che vivono insieme, vanno e vengono a loro piacimento. Tuttavia, la band aderisce a un rigoroso programma di prove di cinque giorni a settimana, fondendo elementi del suono della West Coast degli anni ’60 con un approccio fai-da-te alla musica e alla creatività che ha generato il loro album di debutto.
La band vive insieme in un ambiente pastorale in alto sopra l’Oceano Pacifico, non lontano da dove Neil Young ha registrato “After the Gold Rush” o Captain Beefheart ha dato origine alle tracce per “Trout Mask Replica”. Samuel Joseph e compagnia hanno creato un ritorno contemporaneo a un’epoca vibrante con una serie di canzoni che stabiliscono le squisite armonie e la strumentazione colorata del collettivo, hanno elaborato un suono tra doo-wop, Beatles e Beach Boys che pare la colonna sonora di un’infinita estate un po’ lisergica. Si potrebbero elencare tutta una serie di riferimenti a cui i nostri devono qualcosa, ma sarebbe tempo sprecato perché il risultato finale è un bel laboratorio caotico, indefinito e affollato che conquista proprio perché cangiante e non circoscritto in formule statiche.
Il set di 12 tracce è stato scelto da 200 giorni di sessioni di registrazione, un’indulgenza evidente nei risultati. È un album in cui performance vocali simili a Freddie Mercury e melodie impennate possono essere eseguite in tandem con armonie Technicolor e riff di chitarra affilatissimi come parte di un design ad alto contrasto che naviga anche in graziose trame acustiche, spesso all’interno della stessa canzone. Il suono composito evoca non solo i Queen e gli idoli di Joseph, i Beach Boys (ha frequentato intenzionalmente gli stessi college di Brian Wilson), ma Beatles dell’era post 1965, ELO e altri del pop/rock più cristallino, ma trippy, degli anni ’60 e ’70. Queste canzoni non sono, tuttavia, bloccate nel passato ci sono chiari riferimenti anche con contemporanei quali i Vampire Weekend degli esordi.
Un altro tratto del debutto è costituito dalle liriche uniformemente positive, come nell’apertura romantica “Some Faith”, una canzone che ricorda scene di innamoramento prima di terminare con un’imitazione delle note di chiusura di “Twist and Shout”. Nel corso delle canzoni, si prende in prestito dal doo wop (“Anywhere Is Everywhere”), folk-rock della West Coast (“Get It Right”), soul (“Rise”), arena rock (“Natural”) e altro ancora senza mai tagliare il suo legame con l’affettuoso e stilizzato pop. Un album fatto per danzare e cantare, che offre una pausa con “Happening”, una traccia acustica che lascia agli ascoltatori l’impressione di una registrazione dal vivo sulla spiaggia intorno ad un falò.
Sebbene sia impressionante per la sua profondità sonora e le imprese melodiche, forse il più grande risultato dell’album è che, anche per la sua lunghezza relativamente generosa, ogni canzone può diventare una Hit!!!
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