Aiutata da una madre attivista gallese e da un padre poeta della Cornovaglia, Gwenno Mererid Saunders è diventata un revival celtico di una donna sui suoi due album precedenti, “Y Dydd Olaf”, in lingua gallese, del 2014 e “Le Kov”, tutto della Cornovaglia, del 2018. Utilizzando sinuosi supporti synth-pop, entrambi fondono linguaggio, paesaggio e identità, a turno arrabbiati e giocosi.
“Tresor” continua in una vena simile, ma più compiuta, impostando strati della voce eterea di Gwenno contro arrangiamenti che scivolano tra il pop raffinato di “Ardamm” e le esplorazioni psych-folk come “Men An Toll”, un paesaggio sonoro per un trio di pietre miliari a Land’s End.
Come al solito, il partner della Saunders, il polistrumentista Rhys Edwards, rimane ai controlli di produzione, ma questo è uno sforzo molto collaborativo. Sebbene la “NYCAW” (Nid yw Cymru ar Werth – Il Galles non è in vendita) sventoli la bandiera della propria terra natale, il resto di “Tresor” è reso in Cornovaglia. Anche se occasionalmente conflittuale – ‘Dov’è la tua lingua madre?’ a un certo punto richiede: le sue canzoni sono prevalentemente introspettive e allusive, attingendo alla natura (“Kan Me” celebra il biancospino di maggio) e al recente ingresso di Gwenno nella maternità.
Il rilascio ci porta in un viaggio psych-pop di sé, scopo, corpo e desiderio; esaminato ed esplorato dal punto di vista di una nuova madre. Cantato quasi interamente nell’idioma della Cornovaglia, alias Kernewek, “Tresor” espande i temi melodici del suo predecessore per portarci un’atmosfera incantevole, corpo di nuovo lavoro che suona sia familiare che ultraterreno.
Traccia di apertura – e primo singolo del disco – “An Stevel Nowydh” è un irresistibile pepita di pop vintage vitreo, che evoca le brughiere nebbiose del cinema horror classico degli anni ’60 e ’70, con il suo groove frizzante e mid-tempo che sbuffa e pulsa insieme alle lussureggianti melodie vocali, che ondeggiano e si tuffano come uccelli marini.
Imposta il livello per un’abbondanza di primi momenti altrettanto fantastici tramite “Anima”, la traccia omonima e il già citato “NYCAW” (facilmente la voce più accessibile e ritmata qui) prima che il breve intermezzo strumentale di “Men an Toll” segnali un leggero cambiamento di umore, portandoci nelle trame elettroniche più coinvolgenti di “Keltek” e “Tonnow”. Culminando nella cadenza, “Porth la”, che ci fa dolcemente ninna nanna per tornare sani e salvi a riva, questo è un ritorno emozionante e bellissimo che vale i quattro anni di attesa.
Un lavoro ambizioso (viene fornito con un film 8mm e diversi video eccentrici) di un artista unica!!!
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