GOV’T MULE – ‘Heavy Load Blues’ cover albumDue dei più grandi doni che Gov’t Mule ha fatto ai suoi fan nel corso degli anni sono la rivelazione e la convalida. Per quanto riguarda la prima, gli antenati dell’hard rock dei Mule hanno già passato decenni a esporre i loro ascoltatori al blues. Mentre alcuni fan erano rassegnati ad alzare gli accendini e sbattere la testa sui pesanti riff ad alto volume di Cream e Led Zeppelin, altri – come un giovane Warren Haynes – hanno letto le scritte in piccolo e hanno cercato le origini di queste misteriose canzoni.

Per quanto attiene alla seconda, è la convalida che è più gratificante quando si catturano dal vivo Haynes, Matt Abts, Danny Louis e Jorgen Carlsson. In concerto, eccellono costellando i loro set in continua evoluzione con cover ben scelte di tutti, da Tom Waits e Howlin’ Wolf a Johnny Cash e Frank Zappa. Sanno che i loro fan hanno un gusto altrettanto ampio quanto il loro. È con questo spirito che quello che viene pubblicizzato come il primo album rigorosamente ‘all-blues’ dei Muli’, “Heavy Load Blues”, non è affatto così rigoroso, ma un viaggio del blues che mette a nudo l’anima, principalmente attraverso l’obiettivo di soul e hard rock, in tutta la sua complessità, bellezza, oscurità e gloria.

Convocato al Power Station New England, il gruppo ha raccolto una pletora di attrezzatura vintage e registrato dal vivo su nastro analogico in una stanza dal soffitto basso. Affrontarsi e nutrirsi a vicenda ha permesso loro di sentire le vibrazioni della stanza così come la batteria, le tastiere, le chitarre e gli amplificatori. Il risultato ispira il confronto con artisti del calibro di quelli che hanno dato alle stampe “Hoodoo Man Blues”, il famoso album blues di Chicago della metà degli anni ’60 di Junior Wells tagliato dal leggendario Bob Koester sulla sua etichetta Delmark con Jack Myers al basso, il batterista Bill Warren e Buddy Guy alla chitarra.

“Heavy Load Blues” inizia con una versione di “Blues Before Sunrise” del cantautore/pianista Leroy Carr, registrata per la prima volta nel 1934 da Carr e dal chitarrista Scrapper Blackwell. La ripresa pone le basi per il resto del disco: rumoroso, crudo, un po’ disordinato – profondamente imperfetto. Parlando di “Hoodoo Man Blues”, i nostri affrontano la traccia di apertura di quel classico piatto, “Snatch It Back and Hold It”. Si espandono su di esso con una sezione centrale estesa groove-tastic nello spirito di “Ramble Tamble” dei Creedence Clearwater Revival.

Come se fosse necessario dirlo, definire questo lavoro ‘il primo tutto blues di Gov’t Mule’ è un termine improprio. Le canzoni sono tutte basate sul blues, sì. Artisti del calibro di Carr, Wells e Howlin’ Wolf sono rappresentati (quest’ultimo da una versione stravagante e sbalorditiva di “I Asked Her For Water”), così come Bobby ‘Blue’ Bland (un “Ain’ t No Love in the Heart of the City”) e l’inimitabile Ann Peebles (il live dei Mule “Breaking Up Somebody’s Home”, reso famoso anche in una versione epica da Albert King). Ma lo è anche il rock ‘n’ roll di derivazione blues, inclusa una versione definitiva dell’highlight di Tom Waits del 2004 tratto da “Real Gone”, “Make It Rain” (il suo groove qui è innegabile).

Trattati, tuttavia, sono anche artisti che molto probabilmente hanno trasformato Haynes per la prima volta nel blues, come il supergruppo di breve durata, Cactus, rappresentato da un feroce “(Brother Bill) Last Clean Shirt”, che è apparso per la prima volta sul loro omonimo del 1970. Sono presenti anche gli originali di Haynes che si adattano perfettamente alle cover, inclusa la tanto attesa versione in studio di “If Heartaches Were Nickels”. È una canzone che risale a oltre 20 anni fa ed è stata registrata sia da Kenny Neal che da Joe Bonamassa. Ci sono due pezzi d’atmosfera basati sull’acustica: la splendida title track derivata dal delta e la chiusura dell’album “Black Horizon”.

“Heavy Load Blues” è disponibile anche in un’edizione deluxe, con sei tracce bonus che rivaleggiano con il materiale dell’album vero e proprio. Sette, in realtà, ma una è la versione inedita di “Breaking Up Somebody’s Home”. Qui troverete le interpretazioni della band del classico dei Savoy Brown, “Street Corner Talking”, una versione feroce di “Long Distance Call” di Muddy Waters e una interpretazione profonda e piena di sentimento di “Need Your Love So Bad” di Little Willie John. C’è un’incredibile resa di “Lord Have Mercy on the Criminal” di Elton John e Bernie Taupin che sfortunatamente suona più urgente ora di quando è apparsa per la prima volta in “Don’t Shoot Me, I’m Only the Piano Player” del 1973.

Il più delle volte, il materiale bonus può essere fatto a meno, in quanto non aggiunge molto all’esperienza. Tuttavia, su “Heavy Load Blues”, è essenziale e approfondisce l’esperienza, dimostrando che i Gov’t Mule danno il meglio di sé quando si collegano, tornano alle loro radici e scavano in profondità nella loro anima!!!


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