“Trojan”, album di debutto del sestetto italoamericano Ghost Horse è uscito il 18 Ottobre 2019 come doppio LP per la label underground di musica elettronica Mathematics (Chicago, USA) e come CD per Auand, la più importante etichetta italiana di jazz contemporaneo.
Ghost Horse è l’espansione sotto forma di sestetto di Hobby Horse, trio avant-jazz che negli ultimi dieci anni si è posto all’avanguardia di un rinnovamento creativo nella scena jazz italiana, e che sta ricevendo un crescente e meritato riconoscimento a livello mondiale, e comprendono Dan Kinzelman al sax tenore e al clarinetto basso, Filippo Vignato al trombone, Gabrio Baldacci alla chitarra baritona, Joe Rehmer al basso elettrico, Stefano Tamborrino alla batteria e Glauco Benedetti all’eufonio e alla tuba – tuba, tra l’altro, riportata agli onori delle cronache di recente anche dai Sons Of Kemet, ma qui usata in una accezione più ambient (la bellissima Il bisonte) che ritmica.
Il loro approccio sorprendentemente originale alla manipolazione e alla ricombinazione dei linguaggi musicali emerge con forza in “Helm” (Auand/Rous Records), menzionato nelle liste ‘Best of 2018’ di realtà del calibro di All about jazz e New York City Jazz Record.
A partire da un ricco humus di poliritmie latine e africane, Ghost Horse tesse un ecosistema oscuro e misterioso che digerisce, scompone e ricombina elementi di free jazz, hip hop, blues e loop music. Il risultato è affascinante, ma velatamente minaccioso, qualcosa che pulsa e respira con le forze viscerali della natura che riprende possesso di strutture abbandonate.
Le dieci composizioni originali sono concepite come una serie di complessi conflitti musicali, i cui titoli si ispirano a lotte storiche per il diritto all’acqua e alla terra e durante la colonizzazione europea nel Nord America. Argomenti ancora oggi tragicamente rilevanti, in un’epoca di discussione globale incentrata sullo sfruttamento delle risorse, le migrazioni di massa, le trasformazioni demografiche e le guerre economiche e digitali.
Fenomeni che si sovrappongono alla minaccia incombente di un catastrofico collasso ambientale. Un ottimo disco d’esordio che piacerà anche a chi solitamente non ha una grande familiarità col jazz più ortodosso!!!


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