Dietro lo pseudonimo di Four Tet si cela Kieran Hebden musicista britannico che si cimenta, con profitto, nella musica elettronica.
Il suono che lo caratterizza è vario, ma, al tempo stesso, riconoscibile fra i tanti.
Tra le pieghe melodiche è facile scorgere, oltre ovviamente l’elettronica, elementi di post-rock, jazz ed hip-hop, techno e folk.
Stiamo parlando di uno dei migliori talenti di musica digitale degli anni 2000.
Kieran è famoso anche per essere un eccellente produttore di remix fra i quali spiccano quelli per Aphex Twin, Anti-Pop Consortium, Beth Orton, Black Sabbath, Battles e tanti altri.
Iniziò a suonare adolescente in un gruppo di post-rock, i Fridge, con cui raggiunse una certa notorietà con la pubblicazione del primo album “Ceetax”.
Riuscirà a realizzarsi e a determinare la propria cifra stilistica solo come Four Tet, dando un grande contributo alla scena folktronica grazie alle proprie composizioni in cui miscelava egregiamente sonorità jazz con quelle folk nell’eccellente uscita del 2001 “Pause”. La sua reputazione cresce a dismisura, grande è l’attesa per “Rounds” del 2003. Viene chiamato ad aprire i concerti per i Radiohead, insomma è preso da mille progetti, ma riesce a mantenere la rotta in modo egregio.
Fra le tante collaborazioni mi preme sottolineare quella con Steve Reid, batterista jazz americano nonché session man per la Motown, per quattro album.
Riuscire a mantenere originalità, freschezza e qualità in ambito elettronico non è semplice, ma Hebden sembra riuscirci senza particolari sforzi.
È dello scorso autunno la sua nuova fatica dal titolo “New Energy”. A balzare all’orecchio è un’aura di spiritualità che riempie l’ascolto. Saranno le arpe giapponesi oppure i beat delicati, ma rimaniamo rapiti da atmosfere ed ambienti di grande fascino e candore.
È un disco che collega le campagne inglesi con l’estremo oriente. Siamo distanti dalle memorie rave e dal dancefloor in senso stretto. C’è un clima disteso e di rapimento, l’utilizzo dei campioni è molto naturale.
L’amore per il jazz è ben presente basta ascoltare l’uso della batteria in sincope oppure l’assolo di tromba in “Scientist” cinque minuti che vorreste non terminassero mai.
Grande il brano “La trance” con una ricerca melodica da autentico fuoriclasse, oppure le struggenti ambientazioni di “Gentle soul” e le orchestrazioni di “10 Midi”.
Un’opera che cresce ascolto dopo ascolto, ricca di dettagli e sfumature che la rendono calda e suadente.

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