FOR THOSE I LOVE: “For Those I Love” cover albumPubblicato via September Recordings, “For Those I Love” è l’omonimo esordio del progetto ruotante intorno alla figura di David Balfe, artista stanziato a Dublino che propone un mix di spoken words/UK HH e beat di derivazione progressive house. L’intero album è un toccante tributo all’amico Paul Curran, poeta e musicista (Burnt Out) morto nel 2018.

Spesso, quando ascolto la musica, vengo trasportato in un altro momento della mia vita. Adoro questo della musica – che può riportarmi a momenti che possono essere sembrati insignificanti quando sono accaduti, ma conservano la saggezza col senno di poi. Raramente, però, sento un album per la prima volta e mi sento trascinato via nel corpo e nella psiche di qualcun altro e le nostre emozioni si mescolano e si fondono. Nel suo album di debutto come For those I Love, il maestro del collager sonoro David Balfe ha raggiunto questa impresa impressionante.

Scritto nel corso di diversi anni, anche dopo la morte del suo migliore amico e co-cospiratore musicale / anima gemella Paul Curran, con questo album Balfe riesce a farmi sentire la depressione che distrugge la vita e il dolore di amare e perdere qualcuno così vicino. Quindi, rotolando su e giù su alti e bassi emotivi che sembrano un po’ come essere in balia di una marea oceanica in espansione e furiosa, il disco di David resuscita gli ascoltatori. Inietta in me la vita e la speranza con i suoi ricordi. Questo disco intimo utilizza vecchie note vocali di WhatsApp, versi della poesia di Curran e campioni di danza intrecciati e aggrovigliati con la narrazione di parole di Balfe per portare gli ascoltatori nel cuore del suo passato, dalla sua infanzia a volte oscura in un sobborgo a nord di Dublino all’apice della conoscenza del vero amore e della fratellanza con Curran e gli altri amici dei giovani.

Ogni traccia è unica e non c’è una brutta canzone qui. Conversazioni tra amici, esclamazioni sulla fine del punk e ritmi unici si avvolgono nella mente dell’ascoltatore fino a quando non viene completamente rivendicato, terreno fertile per uno sfogo di dolore e amore e l’ingiustizia e l’amaro in bocca della storia. La traccia più importante è “To Have You”. È un promemoria che anche nella tristezza i ricordi dei propri cari e dei tempi migliori sono qualcosa da amare invece che respingere. L’energia della canzone sta rotolando e scintillando, riportando alla mente la catarsi trovata su una pista da ballo – non una distrazione dalla vita di tutti i giorni ma un momento per lasciare che i tuoi sentimenti più astratti e primordiali abbiano il loro momento al sole. Senti prima, pensa secondo. Altrimenti l’oscurità ti rovinerà dall’interno.

La cosa più straniante è che, dinanzi a questi temi, ci attenderemmo una musica intima: cantautoriale forse, o magari un austero post-punk come quello dei concittadini Fontaines D.C. Invece Balfe sceglie un tappeto elettronico da rave party, a suo modo cupo e minaccioso, a tratti quasi disturbante, sebbene spesso le canzoni si aprano a ritmi dance, sostenute da bei samples funky e soul. Su queste basi David declama i testi, in un modo che potrebbe ricordare il primissimo Mike Skinner aka The Streets (citato in “You Live / No One Like You”), oppure Kate Tempest, con un crudo accento dublinese.

Fra Irlanda e Regno Unito di questo disco si parla, anche grazie all’esibizione di Belfe al Jools Holland dove alla fine mostra la bandiera dei Coolock Reds, squadra del suo (del loro) quartiere. Ascolto consigliato a prescindere dal genere musicale che amate!!!


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