FLORIST – ‘Florist’ cover albumIl nuovo LP omonimo di Florist, registrato in una casa in affitto nella Hudson Valley di New York, integra la voce risonante, l’eloquente scrittura delle canzoni e le inclinazioni ambientali di Emily Sprague, mentre mette in luce il dono dei quattro musicisti per gli ornamenti sottili, offrendo una sequenza in una volta melodicamente lussureggiante, liricamente vivida e strutturalmente ipnotica.

L’apertura strumentale “June 9th Nighttime” dà il tono del disco, fondendo note sintetiche e musicalità come i suoni di uccelli notturni. Le tracce ambientali sono posizionate strategicamente in tutto il set, fungendo da intermezzi e ricordando le avventure strumentali soliste di Sprague, “Water Memory” del 2017 e “Mount Vision” del 2018. I momenti salienti includono “Variation”, pieno di rintocchi e note di tromba smorzate; “Bells Pt.” mettendo in mostra tintinnii acuti in movimento avvolti in sintetizzatori croccanti; la più orchestrale “Reprise”; e la conclusiva “Jonnie on the Porch”, che mescola ottoni, synth e suoni basati sulla natura, che ricordano “Holotropica” di Sofie Birch.

Mentre i tagli ambient aggiungono una gamma sonora al set, ciò che spicca sono la voce di Sprague e i testi impeccabilmente forgiati, nonché l’atmosfera ovattata e confusa delle tracce. “Red Bird Pt. 2 (Morning)” riunisce morbide chitarre acustiche ed elettriche leggermente distorte, schizzi di accenti sfasati e la voce implosa, ma cristallina, di Emily. Per tutta la canzone, la nostra dichiara apprezzamento per suo padre (‘Ho visto le foto del soggiorno, non avevamo molto / e la casa aveva bisogno di un lavoro / quindi hai fatto tutto da solo’).

Con “Spring in Hours”, la band fonde ritmi di batteria casual e timbri acustici di sottofondo, ricordando la loro band gemella, i Big Thief, e l’estetica soul-sorella di Sprague, Adrianne Lenker. Quando canta: ‘Sono un sogno, sono una frazione / Sono da qualche parte tra il vicino e il lontano dell’ala della farfalla’, lei, come Lenker, illustra un talento per i testi astratti che sono anche visceralmente commoventi (e cerebralmente provocatori).

“43” incorpora allo stesso modo ritmi del fuoco da campo e strimpellate acustiche. ‘Volevo che gli alieni entrassero e studiassero il mio corpo’, canta Emily, trasformando una riflessione fantascientifica potenzialmente banale in un manifesto romantico, un avvincente resoconto dell’irrequietezza, del desiderio di trascendere i limiti del corpo. La canzone si conclude con un assolo di chitarra pieno di vapore e jam ritmica che riportano alla mente gli sprawl psichedelici di Goat, Cotton Jones o Thee Oh Sees di John Dwyer.

In “Dandelion”, la cantante evoca un’ambivalenza seducente attraverso lievi modifiche nella propria interpretazione, che si manifestano come ugualmente fragile e sicura di sé, malinconica e cautamente ottimista. “Feathers” accoppia una melodia estiva e descrizioni sublimi di ‘luoghi a cui non possiamo accedere’ e ‘creature… oltre la nostra profondità’, creando una melodia che potrebbe riguardare tanto la chiusura relazionale quanto una nuova unione, sull’abbracciare l’inevitabilità della morte come partecipe dell’illimitatezza della vita.

L’ultimo progetto di Florist rappresenta il culmine del precedente lavoro collaborativo e solista, con la band nel suo insieme nella sua minima precisione; e Sprague, in termini di scrittura di brani, performance vocali e composizione, nella propria forma più versatile e visionaria!!!


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