FLOATING POINTS: “Reflections – Mojave Desert”

Non mi sono mai piaciuti i cd allegati alle riviste musicali e non. Da quattro anni a questa parte, dovendo portare mio figlio all’asilo al mattino presto e non avendo più tempo per fare un’accurata selezione, utilizzo quelli dei due magazines inglesi ‘Mojo’ e ‘Uncut’. Fu così che un paio di anni fa mi accorsi dell’esistenza di Floating Points, grazie ad un pezzo che mi colpì particolarmente. Rapido studio della situazione, così scoprii che dietro il moniker di Floating Points si cela un ragazzo inglese di nome Sam Shepherd e che fino ad allora aveva pubblicato solo singoli ed ep. La sua formazione musicale è di estrazione classica con grande attenzione per i musicisti impressionisti francesi Debussy e Messiaen. Il suo insegnante gli fece scoprire Bill Evans e Kenny Wheeler, ed in seguito iniziò ad ascoltare compositori come Stockhausen. Cominciò anche ad armeggiare con l’S950 ed il computer Atari. Nonostante l’impegno universitario trovò anche il tempo per fondare un’etichetta discografica, la Eglo Records. Il suo primo album uscito nel 2015, ‘Elaenia’, è un progetto principalmente solista che non lasciava presagire la natura espansionistica della sua musica. Nel 2016 Sam ha pubblicato un cortometraggio con colonna sonora approntato nel deserto del Mojave, da cui il disco che andiamo a trattare. La musica è un’esplorazione sonora che utilizza anche l’ambiente circostante, un po’ come accadde ai Pink Floyd in ‘Live At Pompeii’, il tutto registrato sotto un cielo infinito. Importante per la riuscita del progetto il posizionamento dei microfoni all’interno del paesaggio, per riuscire a catturare il suono del vento, il fruscio dei cespugli. Il cd è composto da cinque brani in cui il nostro paga nei primi due tributo sia ai Pink Floyd che ai loro discepoli Porcupine Tree con due lunghe cavalcate elettriche molto insinuanti e psichedeliche. Gli altri tre brani sono di chiara marca ambient elettronica. Da ascoltare con mente aperta ed occhi attenti.