FANTASTIC NEGRITOS – ‘White JESUS BLACK PROBLEMS’ cover albumCosa fa Fantastic Negrito (Xavier Dphrepaulezz), tre volte vincitore di Grammy consecutivi, per ottenerne un altro? Fa di “White Jesus Black Problems” il suo album che più ha definito la carriera fino ad oggi, raccontando una straordinaria storia di vita reale di 270 anni fa, i cui elementi sono ancora dolorosamente attuali oggigiorno. Il titolo ti farebbe pensare che questo sia un disco di protesta militante, e l’artista ha sicuramente espresso la sua giusta dose di sproloqui caustici nel proprio lavoro, incluso questo. Tuttavia, il tema punta più verso il trionfo dell’amore e della perseveranza. Il cliché ‘l’amore vince’ è l’essenza di questo progetto, che si traduce in un lavoro sia audio che visivo. Guardare e ascoltare entrambi crea un impatto piuttosto bruciante e provocatorio.

Il lavoro multimediale è basato sulla storia vera della nonna scozzese bianca di settima generazione di Negrito (Nonna Gallamore), una serva a contratto, che vive in un matrimonio di diritto comune con il nonno afroamericano di settima generazione (Grandfather Courage) ridotto in schiavitù; in aperta sfida alle leggi razziste e separatiste della Virginia coloniale del 1750. Scritto, registrato e filmato a Oakland, gran parte del film è stato girato nella sua fattoria urbana, Revolution Plantation, la storia d’amore prevalente tocca anche temi che suonano ancora oggi in modo incisivo, quasi trecento anni dopo, quando è alle prese con il razzismo e la cultura delle caste, il capitalismo e l’intrinseco bisogno umano di libertà a quasi tutti i costi. Anche le dualità potrebbero essere un tema. Il suono è chiaramente quello di Xavier, a volte contagioso, altre volte aspro e disorientante.

Dopo aver portato alla luce tutto questo materiale genealogico, il nostro, in poco più di un anno, scrisse quasi cinquanta brani, fino a ridurli a tredici, compresi gli intermezzi. Ha registrato le canzoni dal vivo in studio per la prima volta in assoluto con il suo batterista, James (StickNasty) Small, che fa un ottimo lavoro interpretando Grandfather Courage nel film. Ha poi inserito una serie di sintetizzatori, altra elettronica e assist di collaboratori come il bassista Cornelius Mims, il chitarrista Mas Kohama, il tastierista LJ Holoman e la violoncellista Mia Pixley. Anche Dom Flemons appare su banjo su una traccia. Il principale strumento vintage è un vecchio organo a transistor Yamaha degli anni ’60.

La storia si svolge sostanzialmente in ordine cronologico. L’apertura, “Venomous Dogma”, inizia sia musicalmente che visivamente come qualcosa di fantascientifico con sintetizzatori e voci simili a un coro che simboleggiano la gioia e la libertà che i due futuri amanti devono aver provato nelle rispettive terre d’origine prima di arrivare allo stato di servi/schiavitù in Virginia. Ritmi africani. cantilenanti e battiti insistenti segnano il caustico ” Highest Bidder”. “The Mayor of Wasteland” pone domande sulla compassione e la responsabilità, creando “They Go Low”, una delle melodie contagiose, ma con testi che denunciano la crudeltà senza limiti dell’uomo. Ora siamo tornati alla dualità: amore da una parte, potere, avidità e governo di casta dall’altra. La coppia sta lottando vigorosamente per sfuggire al sistema che è allo stesso tempo confinante e schiacciante. In questa luce, Negrito canta “Betty,” su suo nonno. L’intermezzo “You Don’t Belong Here” è una serie di sproloqui razzisti fin troppo comuni, mentre “Man With No Name” trasmette una voce simile a quella di James Brown in un’appassionata volontà di sopravvivere e di elevarsi al di sopra del sistema. Musicalmente “You Better Have a Gun” è più soft, ma il messaggio stesso è chiaro: l’amore può sopravvivere anche alla violenza più brutale. “Trudoo” inizia come un blues e si trasforma in una gioiosa espressione di libertà.

“Register of Free Negroes” è un interludio celebrativo di battimani, che porta alla chiusura “Virginia Soil”, una ballata che fa un cenno agli antenati bianchi e neri che hanno aperto la strada: ‘Ballerò così la libertà verrà’, imbevuto del banjo di Flemons e del violoncello di Pixie tra il solito mix di chitarre, tastiere e quell’organo Farfisa.

Spesso suona come qualcosa di diverso dal blues, ma in termini di tema non potrebbe essere più diretto: dal dolore e dalla sofferenza deriva la determinazione a superare le difficoltà. Ci sta esortando a prendere gli aspetti positivi della sua storia per ispirare il nostro attivismo.


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