Il destino sa essere cinico e baro. Il 02/11/1996 si spegneva, stroncata da un male incurabile, Eva Cassidy interprete e cantante di rara intensità.
Fu un’emerita sconosciuta in vita e quasi una star da morta grazie all’incessante e meritevole lavoro che la BBC intraprese sulle sue registrazioni, passandole di continuo in radio.
Ora, ad oltre vent’anni dalla scomparsa, quasi tutti, dagli addetti ai lavori agli ascoltatori, sembrano essersi dimenticati di lei. Questo dimostra come possa essere cieca l’industria del music business.
Eva era una cantante di grande classe, con una formazione jazzistica e bluesistica, ma che non disdegnava il soul, che vide due soli album pubblicati durante la sua esistenza, il poco conosciuto “The other one”, inciso in compagnia del chitarrista Chuck Brown. Nonostante si intuisse ad un primo ascolto la qualità artistica della nostra, nessuna major si dimostrò mai interessata a metterla sotto contratto. Nel 1997 venne pubblicato dal fonico Chris Biondo (anche produttore e bassista) un disco live dal titolo “Live at the Blues Alley”, che era il secondo album con la Cassidy ancora in vita ed era composto di sole covers che spaziavano dal jazz al blues fino agli evergreen e che rappresentava la piena testimonianza di cosa fosse capace davanti ad un microfono.
Il lavoro che la fece conoscere al grande pubblico fu, però, “Songbird” che venne dato alle stampe nel 1998, ma raggiunse ascoltatori ed appassionati due anni più tardi.
È di un paio di mesi fa la sua ristampa intitolata ”Songbird 20” a cui sono stati aggiunti quattro demos di tracce già presenti nel disco, ma mai ascoltate prima.
“Songbird 20” contiene pezzi tratti da tre lavori, cioè “The other one”, “Live at the Blues Alley” e “Eva by heart”.
Si inizia con “Fields of gold” di Sting che nella interpretazione della Cassidy da parecchi punti a quella originale grazie ad un arrangiamento che mette in risalto solo voce e chitarra.
Sorprendente e da pelle d’oca la rilettura di “People get ready” del grande Curtis Mayfield grazie anche alla band che la accompagna.
Intensa ed emozionante la riproposizione di “Autumn leaves”, acustica, ma con la voce di Eva che è uno strumento aggiunto.
Tra i brani in studio sottolineo la stupenda versione di “Wade in the water” in versione swingata in cui la voce ci lascia una volta di più a bocca aperta.
“Wayfaring stranger” viene dipinta in chiave jazz-blues, mentre “Over the rainbow”, con arrangiamento ridotto all’osso, ha un pathos che lascia senza fiato.
Questa uscita per il ventennale è chiaramente un’operazione commerciale, ma la musica in essa contenuta merita di essere ascoltata perché ci troviamo di fronte ad un artista dotata di un talento a cui è difficile resistere.


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