Il nuovo album di Ethan P. Flynn, “Universal Deluge”, segna un cambiamento significativo per il multi-artista. Noto per il suo lavoro con David Byrne, Celeste, e Black Country, New Road, ha anche co-scritto diverse canzoni e si è esibito nell’album “Magdalene” di FKA Twigs e più recentemente ha collaborato con lo stimato produttore sperimentale Vegyn al singolo “Superstition”.
Creato in un periodo di tre anni, “Universal Deluge” mette in mostra la profondità e l’ampiezza dei metodi di produzione distinti e sfaccettati di Ethan. L’EP si tuffa nel lato oscuro del pop sperimentale. Combinando la sperimentazione elettronica con un’acustica essenziale, è un ulteriore esempio dei capolavori lo-fi vorticosi e psichedelici che Flynn evoca. Un suono che lo ha visto descritto ‘grande come Bowie, sto solo aspettando che il mondo lo veda… è una leggenda in divenire’ dal rapper britannico Slowthai.
Parlando del pezzo, uscito anche come singolo, “Father of Nine”, il nostro racconta ‘Questa canzone parla di complesse relazioni familiari tra persone che non si sono incontrate. Non è necessariamente un brano d’amore. C’è il bisogno di provare una sorta di affinità con i tuoi antenati, ma molti di loro erano probabilmente persone davvero terribili. Stavo anche pensando a quanti matrimoni dovevano accadere in passato perché una persona esistesse, come se una quantità incomprensibile di matrimoni avesse portato alla tua nascita’.
Ethan dotato di gran senso dell’umorismo, intitolò il debutto di un paio di anni fa “B-sides & Rarities vol. 1”, si dimostra una gran penna a tal punto che non mi sorprende chi lo ha menzionato come degno erede di Mark Linkous. Ascoltate la tastiera inquieta ed ansiosa del singolo di cui sopra con la melodia incerta ed ondeggiante, l’andamento romantico e fuori le righe di “Distraught”, e ancora l’ansia e il mal di vivere dell’acustica “Vegas Residency”. E che dire degli arrangiamenti bizzarri per clavicembali e posate della traccia omonima, sono lì a dimostrare una sensibilità pop ansiosa ed incerta, che vuole si stupire, ma che ancora non si pone al di sopra della capacità di scrittura di pezzi che sanno andare dritti al cuore dell’ascoltatore.
La conclusiva “Enough is Enough”, con la sua coda strumentale, potrebbe rappresentare quello che ci riserverà in futuro Flynn, in cui si proporrà più come autore che vuole lasciarci a bocca aperta piuttosto che incantarci con le composizioni. Per ora godiamoci questo rilascio che vi assicuro potrebbe accompagnarvi a lungo durante questi mesi primaverili!!!
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