Elvis Costello è sembrato scomparire dallo studio di registrazione per un po’ di tempo circa un decennio fa. Poi nel 2018 è tornato con la prima di quella che sembra una rinascita tripartita, “Look Now” dello stesso anno. I classici suoni pop di quell’album hanno portato al sorprendente e sparpagliato “Hey Clockface” del 2020. Dopo una deviazione per una rielaborazione in lingua spagnola di “This Year’s Model”, continua il suo periodo di rinnovamento, forse traendo un po’ di brio in più da progetti inaspettati.
“The Boy Named If” arriva con un’esplosione del primo Costello, quello con gli Attractions, ora sostituiti dagli Imposters, qui completamente carichi. Il disco completa il suo ritorno con una serie di canzoni taglienti e complicate.
Apre il disco con una carica di chitarra anni ’50 e cantando ‘Addio, ok’. È un modo furbo per iniziare le cose, ma trasforma rapidamente la frase in un bacio. Elvis non è venuto a “The Boy Named If” per le accurate composizioni di Cole Porter; questo lavoro arriva con un luccichio e un sorrisetto, dal contenuto lirico del nostro all’inimitabile organo di Steve Nieve. Per la maggior parte di queste 13 tracce, la band (nonostante la registrazione avvenuta separatamente) procede come se non fosse invecchiata dal 1978. Le composizioni, nonostante i vari stati d’animo e argomenti, di solito abbinano il suono con arguzia e direzione sbagliata.
Sebbene i brani raccontino storie diverse, egli suggerisce che c’è un tema nell’opera, spiegando che contiene un argomento ruvido di fanciullezza e il bisogno di crescere. Tuttavia, “The Boy Named If” sembra raramente un concept; se questo pensiero ha guidato la scrittura delle canzoni di Costello, non determina il flusso dell’LP. La title track spinge la giocosità del disco più di quanto non faccia una presunzione centrale. ‘If’ rappresenta ‘il tuo sé segreto’, ha detto Elvis, la persona immaginaria che incolpi per le tue stesse buffonate. ‘If’ potrebbe essere un errore di battitura per ‘id’, che corre con una spensieratezza e una sorta di fascino fantasioso.
L’album vacilla solo quando devia da questo tipo di atteggiamento (musicalmente o liricamente). “Paint the Red Rose Blue” è una traccia efficace di per sé, uno studio del personaggio stimolante con una melodia morbida, ma non funziona nel contesto in cui è inserita. “Hey Clockface” ha mostrato che la varietà può essere il suo stesso piacere, ma in un album così carico, rallentando per quel tipo di riflessione non dà la giusta enfasi al contesto in cui è inserita.
Il lavoro si raddrizza rapidamente con una seconda metà forte come la prima (“Trick out the Truth” commette un errore simile a quello di “Paint”, ma tutto può essere perdonato da una canzone che fa riferimento a ‘Lydia the Tattooed Lady’). L’LP si conclude con “Mr. Crescent,” un numero triste e lento che si adatta ancora allo scopo principale dell’opera. Il personaggio del titolo, piuttosto che essere un mascalzone, risulta essere una vittima del dolore di una generazione precedente. Se l’album diventa maggiorenne, lo fa qui, dove le ripercussioni dell’incoscienza si trasformano in malinconico pasticcio. Nelle mani di Costello, non è un gioco di moralità, ma una resa dei conti. ‘Addio’, apprendiamo, ‘non va sempre bene’, ma tutto ciò che porta ad esso potrebbe essere più complicato del previsto.
“The Boy Named If” diventa un disco di formazione eccitante come si potrebbe desiderare!!!
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