DUKE GARWOOD – ‘Rogue Gospel’ cover albumDopo un breve periodo di credibilità nei primi anni 2000, intorno all’ascesa dei White Stripes, pochi preziosi desperados blues vagano nel panorama pop in questi giorni. Sulle coste britanniche, il Duke Garwood del sud di Londra si è ritagliato una voce singolare in isolamento, il suo suono fumoso e notturno e le fusa silenziosamente intense ipnotizzano un ascoltatore di culto attraverso sei long playing, gli ultimi due per l’etichetta hipster, Heavenly Recordings.

Il 53enne schivo alla ribalta e avverso al carrierismo ha fatto un’altra coppia a metà degli anni ’10 con uno spirito affine transatlantico, Mark Lanegan, l’eroe del grunge che condivideva la sua inclinazione per la musica d’atmosfera radicata, se mai esplorativa.

Dopo la morte di Lanegan a febbraio, Garwood offre un tributo opportunamente fumante al suo amico e co-cospiratore alla conclusione di questa settima uscita da solista, chiamata “Lion on Ice”, elogiandolo quale ‘come un satellite caduto troppo presto’, e concludendo tristemente che ‘siamo tutti persi nel gioco’.

Se questo suona un po’ cupo per il periodo che precede il Natale, non si può sopravvalutare quanto calore, vitalità e, francamente, sensualità ci sia nell’interpretazione unica e ribollente di Duke dell’idioma blues. Parla del processo di creazione di “Rogues Gospel”, a metà della pandemia insieme al suo batterista Paul May, ‘in un sogno febbrile intriso di calore […] per salvarci dalla follia, per invitare gli angeli’.

La sua pennata ipnotica e le pennellate jazz di “May” sono strutturate dappertutto con un organo criogenicamente sobrio e, nel penultimo “Whispering Truckers”, un sassofono profondissimo, tutti contribuiscono a quella versione ronzante e meditativa del blues che, anche un po’ come “Astral Weeks” di Van Morrison, sembra quasi dissolversi la divisione traccia e trascende il tempo stesso.

Lo stesso Garwood sarebbe l’ultimo uomo a gridarlo dai tetti, ma con ogni disco che passa, questo maestro sconosciuto sembra affinare i propri metodi, lavorare momenti di alchimia più grandi (qui, “Neon Rain Is Falling” è straordinario) e generalmente raggiungere uno stato più elevato di grazia musicale.

Lanegan gli avrebbe sicuramente dato un cinque di approvazione per questo!!!


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