“Punk is not a sound for me. It’s not a style of music. It’s not a look. It’s not even an attitude. For me punk is the free space: It’s the place where new ideas can be presented without having to hew to profit motives.” — Ian MacKaye
Al termine dell’estate del 1980, i Teen Idles (Ian MacKaye, Jeff Nelson, Nathan Strejcek, Geordie Grindle) decidono di sciogliersi; solo resta da capire cosa fare con i soldi rimasti dai trentacinque concerti tenuti. Metter su disco il loro repertorio pare l’idea migliore. Chi mai avrebbe pubblicato quell’accozzaglia punk-hardcore di un gruppo già sciolto e senza nessuna pubblicazione alle spalle? La soluzione è presto trovata. Ian MacKaye e soci si recano da un amico che ha un negozio di dischi e una sua piccola etichetta che li consiglia su come muovere i primi passi per provvedere loro stessi alla pubblicazione del disco. Così, nel dicembre del 1980, dopo aver scelto logo e nome per l’etichetta, esce “Minor Disturbance” E.P. (un 7″ con sette brani), col numero di catalogo Dischord Records #1.
Tutto questo succede a Washington DC, e durante il periodo di gestazione della prima uscita Dischord la scena punk della zona si si dimostra molto attiva: Ian MacKaye, che lascia il basso e si dedica al canto, e Jeff Nelson danno origine ai Minor Threat, il fratello di Ian ha una sua band, gli Untouchables, gli State Of Alert (S.O.A.) di Henry Rollins son già sulle scene e stanno per nascere i Government Issue. A questo punto viene deciso che eventuali guadagni ottenuti dalle vendite del disco dei Teen Idles sarebbero serviti per finanziare le uscite dei gruppi della scena punk-hardcore radicata in Washington DC, ispirandosi così alla politica della Dangerhouse Records, etichetta di L.A. che aveva realizzato una serie di 7” di gruppi punk appartenenti alla scena della propria città.
Henry Rollins era così entusiasta della possibilità di pubblicare che contribuì alle spese, così esce all’inizio del 1981 “No Policy” E.P. (7″ con dieci brani) col numero di catalogo Dischord #2.
Con i ricavi delle due prime pubblicazioni, durante il 1981 sono realizzati singoli di Minor Threat, Government Issue e Youth Brigade.
Nell’ottobre di quell’anno viene stabilita una location per l’etichetta, la Dischord House, ad Arlington, in Virginia, appena al di là dal fiume Potomac, anche se l’indirizzo postale resta quello di Beecher Street, che è l’indirizzo di casa della famiglia MacKaye.
La Dischord House è il centro di tutte le attività dell’etichetta nonché posto in cui vivevano Ian Mackaye e i componenti della sua band, luogo che era frequentato da tutti coloro che gravitavano attorno a quella scena. Essi costituivano la forza-lavoro della Dischord, non era raro trovarli mentre imbustavano dischi o incollavano copertine…
Nel gennaio del 1982 vede la luce il primo 12’’, “Flex Your Head”, una compilation di trentadue pezzi di 11 band della D.C. area, tuttavia la situazione finanziaria della Dischord è critica e provvidenziale è l’interesse che la Southern Studios di Londra (label del compianto John Loder dei Crass) mostra per i Minor Threat di cui vuole distribuire “Out of Step” in Europa. Visti i minori costi di produzione rispetto agli States, la Southern Studios si occuperà della distribuzione dei Minor Threat anche in territorio americano.
Il 1984 è stato un anno di grande difficoltà, quasi tutte le band della famiglia Dischords lasciano l’etichetta, e una scena che una volta era fiorente si fa sempre più povera di proposte e violenta. I resistenti dell’etichetta nel 1985 si raccolgono intorno a nuove bands, Rites of Spring, Lunchmeat, che poi diventeranno Soulside, Gray Matter, Kingface, Beefeater, Mission Impossible, Fire Party, Dag Nasty ed Embrace, la band dello stesso MacKaye, e nasce una sinergia con un gruppo politico attivista, il Positive Force DC, che organizza proteste ed eventi per raccolte di fondi da devolvere in beneficenza.
La fine del decennio ha sancito il periodo più vivace dell’etichetta, nascono molte nuove bands, tra cui Shudder to Think, Three, Jawbox, One Last Wish, Lungfish, Nation of Ulysses, Holy Rollers, Fidelity Jones, Ignition, The High Back Chairs, Severin e soprattutto i Fugazi, creatura principe dell’inflessibile MacKaye e punta di diamante nella storia dell’etichetta.
Grazie al successo ottenuto all’inizio dei ‘Novanta da “Nevermind” dei Nirvana, la scena underground ed indipendente suscita l’interesse delle majors in cerca del nuovo fenomeno da lanciare su scala mondiale, così i Fugazi diventano gruppo ambitissimo da metter sotto contratto. Come legittimo aspettarsi dal granitico Ian, rifiuta di portare i Fugazi nella grande industria discografica e non prende nemmeno in considerazione l’offerta di vendere l’intera etichetta.
Tuttavia, in questo periodo molte delle bands dei circuiti underground si lasciano tentare dal grande salto e lasciano le piccole etichette. Dopo un primo momento in cui anche la Dischord ha avuto effetti benefici sulle vendite degli album determinate dall’interesse generale verso le scene indipendenti, successivamente è tornato un periodo di stasi, in cui più che di produzione, si son occupati di distribuire altre etichette indipendenti della zona con cui avevano punti di vista comuni.
Altro obiettivo raggiunto dall’etichetta nella seconda parte dei ‘Novanta, è che da allora sono in grado di pagare regolarmente le persone che vi lavorano, mentre fino a quel momento si trattava di volontariato e condivisione di casa Dischord.
Alla nascita del nuovo millennio corrisponde una nuova ondata di gruppi, Faraquet, The Capitol City Dusters, Q and Not U, El Guapo, e Black Eyes, e per la prima volta ci sono bands di ragazzi che sono cresciuti ascoltando i gruppi Dischord. E questo testimonia che il voler documentare una scena musicale in un tempo e in uno spazio non costituisce un limite. Ora, dopo quasi quarant’anni, molti della prima ora sono morti o se ne sono andati, ma quando fu pensato il manifesto dell’etichetta non era facile prevedere né la perduranza della Dischord né la possibilità di poter diventare la casa delle band dei ragazzi che fin da giovanissimi affollavano i concerti dei loro gruppi.
Non è possibile parlare di Dischord senza illustrare il pensiero di Ian MacKaye, testa e cuore della label.
Inconsapevolmente è diventato il simbolo dell’ideologia Straight Edge (letterariamente “righello”, più o meno sta per “retta via”) che è il titolo di una canzone dei suoi Minor Threat che recita così:
“Sono una persona come te
Ma ho cose migliori da fare
Che star qua attorno a fottermi la testa,
Che gironzolare coi morti viventi
Sniffando merda bianca dal naso
E svenire ai concerti,
E non mi interessa l’anfetamina
È qualcosa di cui non ho bisogno”
Il testo continua con la stigmatizzazione degli altri tipi di droga e dell’alcool, sostenendo che l’unico modo per combattere il sistema è avere il totale controllo del proprio cervello e delle proprie azioni.
Questa sua convinzione non è diffusa nell’universo punk in cui egli si riconosce, e qui, dalle sue parole, riproponiamo il suo incontro con quell’ambiente:
“Il primo concerto punk che ho visto è stato quello dei Cramps il 3 febbraio 1979. Quando entrai nella sala c’era pieno di freaks. Freaks della musica, della politica, del sesso, della droga, di qualsiasi cosa. Non ho mai usato droghe in vita mia e non ho mai bevuto, ma ho sentito un’affinità con i freaks perché io mi sentivo freak. Bene, siamo diversi come freaks, ma siamo freaks. E questo per me è stato fondamentale. Quando sono stato in tournée in Europa con i Fugazi nel 1988, è stato interessantissimo attivare connessioni con la gente…. Essere in un posto dove mai avresti pensato di andare e trovare gente che non accetta lo status quo.”
L’integrità assoluta della persona MacKaye è stata la pietra su cui si è fondata la Dischord e fino a quando ci sarà chi vuol ascoltare i suoi gruppi, Ian MacKaye non mancherà di renderli disponibili in un formato o in un altro. Questo è il patto con le sue bands e con il pubblico, perché qui la legge del profitto non governa.
E c’è da star sicuri che Ian manterrà il proposito.
Per una visione d’insieme del panorama documentato consigliamo di ascoltare le due compilations linkate sotto.
L’ultimo album prodotto dall’etichetta è dei Messthetics, gruppo di cui fa parte anche Joe Lally (bassista dei Fugazi), album che pare distante anni luce dalla schiettezza delle proposte musicali del millennio passato…
Quarant’anni di musica han lasciato il segno sia dal punto di vista della produzione (che qui è decisamente più possente e intrisa di influenze molteplici e variegate, mentre il marchio di fabbrica Dischord era la nuda ed abrasiva essenzialità) che da quello compositivo, basta guardare la lunghezza dei brani per rendersene conto.
Soprattutto, non astenetevi dall’ascoltare i Fugazi, qui consigliati con l’album “Repeater” del 1990.
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