DECIUS – ‘Decius vol. 1’ cover albumSe l’indie rock dissoluto e rauco dei Fat White Family non era interamente per te o per i tuoi coetanei, non preoccuparti: il frontman, Lias Saoudi, ha altre corde al proprio arco. Il suo ensemble folk ha recentemente suonato in una St Pancras Old Church esaurita, mentre il suo intelligente libro di memorie, “Ten Thousand Apologies: Fat White Family And The Miracle Of Failure”, scritto con Adelle Stripe, copre gli eccessi della band, mentre lo presenta come autore. Tra tutto questo, è stato frontman a fasi alterne di Decius, un progetto di collaborazione molto fruttuoso che prende il nome da un oscuro imperatore romano formato con i fratelli Liam e Luke May della Trashmouth Records, una coppia che ha prodotto tutti gli album dei Fat Whites, e Quinn Whalley di Warmduscher.

L’album di debutto, “Decius Vol 1”, pieno di titoli quali “Roberto’s Tumescence” e “Masculine Encounter II”, raccoglie quattro EP composti da 12” autoprodotti che sono apparsi negli otto anni da quando hanno pubblicato il loro primo brano “Come To Me Villa”. La copertina sfoggia un’immagine di una statua dal torso greco-romano, mentre nella loro opera d’arte gli allori romani adornano il nome della formazione. Se tutto ciò evoca già un mondo di agile atletismo nudo e sfacciata carnalità, il disco viene esplicitamente pubblicizzato così: ‘Mulino a vento. Porta un asciugamano’.

La musica di Decius, creata sia per il movimento del corpo che per il piacere della mente, di per sé scivola attraverso i portali nelle serate dei club nel corso dei decenni, come un collegamento temporale mancante tra (in “I-Get-Ov” e “U Instead Of Thought”) i canadesi Azari & III, (nell’eco di “I Feel Love” di “Quick Reliefs”) il papà disco Giorgio Moroder e (nella stentorea “Bitch Tracker II”) gli alieni glitch degli anni ’90, Eat Static. Non sorprende sapere che Saoudi ha avuto una ‘esperienza completamente trasformativa’ entrando nei sacri portali berlinesi del Berghain: ‘Tutti erano nudi, si scopavano a vicenda con un cocktail di droghe e non si è mai fermato. Nessuno era il punto focale, tutti erano il frontperson. Era davvero inclusivo’. L’inclusività potrebbe spiegare come è arrivato a questo progetto, avendo parlato della propria identità mista di metà classe operaia del nord, metà immigrato musulmano e le inevitabili disconnessioni che comporta. Ma sembra anche che sia stato divertente da realizzare.

Così, con il brano di apertura, i ritmi mucky di “Ain’t No Church” e i borbottii sibilanti e sinistri simili a Clinic da qualche parte nell’oscurità vicina e là fuori su “Come To Me Villa” iniziano un viaggio notturno di fuga in un mondo squallido e baccanale di basse fantasia e paura illuminate, brivido, flirt e carne, un luogo fuori dal corpo che è tanto uno stato mentale quanto uno spazio fisico in cui le azioni hanno senso solo in quel momento oscuro e umido, riorganizzano fugacemente i connettori sinaptici e offrono nuovi allettanti e realtà intime mentre le menti si incontrano e si fondono.

C’è un disco bonus di remix e versioni alternative oltre a tutto questo, e la promessa di un secondo rilascio tra non molto. Ma la festa per l’immaginazione oscura che è “Decius Vol 1”, e il posto immerso e interamente impegnato di Saoudi in questo mondo semiilluminato e tattile, merita di trovare un pubblico fervente per un esordio incredibilmente bello!!!


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