Jaroso è l’ultimo villaggio che si trova nella regione centromeridionale del Colorado al confine con il New Mexico: è lì, in una piccola ex chiesa ispanica in mattoni di argilla, che il grande polistrumentista e cantante Darrell Scott ha registrato dal vivo, senza amplificatori e davanti a una piccola platea raccolta con il passaparola, questo disco in puro stile folk vecchia maniera. Per fissare su nastro l’intima e ammaliante performance sono bastati un registratore a quattro piste e quattro microfoni (uno per la voce, uno per gli strumenti – chitarra con corde di nylon, una dodici corde e un banjo – e un paio per cogliere il suono dell’ambiente e del pubblico). Il risultato è una sequenza fluida e spontanea di canzoni ‘vecchie, nuove e prese a prestito’ che catturano un momento irripetibile.
Sono tanti gli appassionati di musica che considerano i dischi ‘live’ come qualcosa da evitare assolutamente (così agendo non sanno quante chicche si perdono), ma, in quest’occasione, non si può fare a meno di ascoltare questo lavoro dotato di grande fascino e davvero avvincente. Questo però è leggermente diverso, registrato nel Colorado centro-meridionale, lo scorso settembre, all’interno di una ex chiesa cattolica convertita vicino al confine con il New Mexico.
Il vecchio edificio in mattone di argilla o fango mescolato con paglia, salvato e restaurato con cura dall’amico di Scott Mark Dudrow negli ultimi due decenni. Incredibilmente, non c’erano marketing o pubblicità avanzati, semplicemente passaparola, il che significava che solo un paio di dozzine di persone si presentavano al villaggio di Jaroso dalle vicine Taos o Santa Fe.
Sul CD ci sono 11 brani dal vivo che fanno venire i brividi, sette sono originali di Scott più quattro cover. ‘Vieni dentro, prendi una sedia, ovunque tu sia’ è il modo in cui dà il benvenuto alla piccola folla e conduce direttamente a “There’s a Stone Around My Belly”, una bellissima melodia mid-tempo, tipica del nostro, che coinvolge immediatamente il pubblico che viene invitato a cantare a lungo con il ripetitivo ritornello ‘Alleluia’.
Tutto diventa stranamente silenzioso per l’accattivante versione acappella di “No One Needs Angel” seguita da “Life is Cheap” dal suo primo album del 1997 “Aloha from Nashville”, che ancora vede, una volta di più, la maggior parte della folla che canta con lui. La prima delle cover fornisce un campanilismo, tutti partecipano, a “(Have You Ever Been Down To) Colorado” di Merle Haggard seguita da un altro originale, “Fiddler Jones”, che Darrell ha registrato originariamente con il suo buon amico Tim O’Brien, qui anche se è solo lui con un banjo per l’accompagnamento, che sembra solo enfatizzare il gancio: ‘E tutte le persone mi conoscono ovunque io vada, c’è Fiddler Jones, là va Fiddler Jones’. L’ affascinante “Evangelina” di Hoyt Axton emoziona e trascina il pubblico prima che Darrell presenti la storia avvincente di “The Hummingbird”, dal suo secondo album del 1999 “Family Tree”; una canzone che parla di una chitarra Gibson e dei misfatti dell’infanzia. Il banjo ritorna per l’inquietante “Who Carried You” di Malcolm Holcombe seguito dall’inno “On Life’s Other Side”; che ha l’intera chiesa entusiasta grazie al coro davvero coinvolgente. Puoi sentire il proverbiale spillo cadere in “Saint Cecilia” di Mickey Newbury prima che il finale si inchini di nuovo alla gente del posto con una travolgente interpretazione di “Colorado”, originariamente tratta dal mio album preferito di Darrell, “A Crooked Road” del 2010.
Non posso fare a meno di pensare che la Playlist sia del tutto appropriata, visto il luogo e la sua storia con la folla incantata e il protagonista all’unisono assoluto. In sintesi, il concetto di partenza era un’idea semplice, trasformata in un magico e incantevole registro in quello che è diventato un fantastico evento storico!!!
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