Per quasi due decenni, Daniel Rossen è stato metà del duo creativo dietro il suono distintivo dei Grizzly Bear, un mix di art rock e pop barocco che ha avuto un’enorme influenza sulla scena indie di Brooklyn (e oltre) dalla metà degli anni ’00.
Ma prima che la band annunciasse la loro pausa indefinita nel 2020, la vita di Rossen aveva già preso una piega diversa: ha lasciato New York City per trasferirsi a nord dello stato, e infine a Santa Fe, nel New Mexico, dove ha aperto uno studio casalingo, ha preso strumenti a lungo dimenticati (un contrabbasso, un violoncello) e si è immerso nella musica.
Laddove la prima clausura a nord della ‘Grande Mela’ ha portato l’EP “Silent Mile/Golden Hour”, il New Mexico ha regalato a Daniel lo spazio per finire finalmente il suo primo sforzo da solista, “You Belong There” – il titolo un’eloquente rassicurazione di sé, una dichiarazione sul luogo in cui il musicista, finalmente, si è ritrovato, fisicamente ed emotivamente.
Senza la necessità di mediare con le idee degli altri membri della band, il suono opulento del nostro, sempre originale e riconoscibile, sboccia attraverso le dieci tracce di questo album. Nascendo da schemi di chitarra, ogni canzone irrompe in una tavolozza sonora piena e complessa, perfettamente orchestrata, con armonie vocali che spesso completano gli arrangiamenti già ricchi.
Prendendo in prestito dall’enfasi percussiva del jazz, l’ex Grizzly Bear presta grande attenzione a batteria e basso, non relegandoli mai in secondo piano, ma utilizzandoli come principali strumenti melodici. La musica classica è anche accennata nelle composizioni simili a suite di Rossen, movimenti e momenti diversi che si svolgono all’interno della stessa traccia, sviluppando scenari e guidando l’ascoltatore attraverso un viaggio emotivo composito, vario, ma organico.
È sorprendente che il nostro abbia impiegato così tanto tempo per assemblare il proprio lungometraggio di debutto. “You Belong There” è un disco di ampio formato che riprende da dove “Painted Ruins” del 2017 si era interrotto; la ben colta fusione di Daniel di folk americano, prog inebriante e nous ingegneristico è ancora al centro della sua arte.
Tuttavia, il nuovo rilascio è una proposta più matura; le chitarre tintinnanti e la voce seria sono tagliate con un senso consapevole di morte imminente. Nella title track, archi minacciosi e percussioni jazz ribollono sotto la voce interrogativa di Rossen; è solo un breve intermezzo, ma conferisce al lavoro un peso tematico onirico. “Unpeopled Space” e “Shadow in the Frame” sono più tradizionali – suoni quasi classici del rock jukebox, esaltati da tocchi lirici intelligenti e una musicalità che lo distingue da molti dei suoi contemporanei.
Avvincente, affascinante e appassionante, “You Belong There” indugia a lungo nelle orecchie e nella mente dell’ascoltatore, chiedendo di essere suonato ancora a tutto volume, riempiendo lo spazio e la stanza, per abbracciare totalmente il pubblico, facendogli credere di appartenere anche a lui!!!
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