DANIEL BACHMAN – ‘Almanac Behind’ cover albumIl trio di album più recente di Daniel Bachman, nativo della Virginia, lo ha visto passare da mago della chitarra strumentale acustica solista ad una sorta di artista di installazione, abbinando il proprio raffinato modo di suonare la sei corde e i droni acustici con registrazioni radiofoniche e suoni raccolti. Se “Axacan” del 2021 è stato un disco più mirato di “The Morning Star”, allora “Almanac Behind” (un anagramma pertinente del nome di Daniel) affina il proprio nuovo suono in modo molto più preciso in un arazzo snello e preciso. Con poco più di quaranta minuti, “Almanac Behind” è un disco molto più breve dei due precedenti, e questo gioca a proprio favore, conferendo ulteriormente al lavoro quella concentrazione e nitidezza.

Laddove “Axacan” si è applicato sulle origini del suo stato d’origine, il nuovo va più in là, guardando al pianeta nel suo insieme e ai risultati potenzialmente disastrosi del cambiamento climatico. Usando una miscela vorticosa di campioni radio e suoni della terra e della natura, oltre a strumenti acustici, spesso manipolati digitalmente, Daniel costruisce una struttura densa, ma meticolosa, per illustrare la frustrazione, la vulnerabilità e l’imprevedibilità che circondano la sua materia. I suoni deformati della chitarra che iniziano con “Barometric Cascade (Signal Collapse)” evocano questo disagio, mentre “Gust Front (The Waiting)” vede la rada pennata pulita del banjo fondersi con suoni progressivi del vento per evocare la calma prima della tempesta di “540 Supercell”. Questo usa una parte di banjo urgente e ripetuta con forza insieme a una pioggia su un tetto abbastanza pesante da quasi soffocare la musica prima che un collage di tempesta suoni il dramma della traccia e prema il punto dominante dell’LP.

“Big Ocean 0” di “Almanac” (un punto culminante di “Axacan”) è “Flood Stage”, il fulcro del rilascio. Qui le note manipolate elettronicamente si fondono con i droni e una linea percussiva diretta, creando un’atmosfera umida prima di lasciare il posto a una registrazione di un forte temporale. Verso la fine, scricchiolii, colpi e grida lontane danno alla traccia un senso di orrore e disastro, fornendo un nucleo appropriato alla raccolta, prima che si sposti nelle conseguenze attraverso il cupo pezzo drone “Wildfire (Smoke over Old Rag)”, che poi si muove direttamente in “Think Before you Breathe”, una canzone per chitarra apparentemente meno ambigua. Tuttavia, qui, come nella traccia finale “Recalibration / Normalization”, un sottile ritocco alla registrazione della chitarra distorce sottilmente la sua forma e ricorda all’ascoltatore il contesto del disco. Un inquietante gemito elettronico aggiunto, appena dietro la chitarra, getta ulteriormente “Think Before you Breathe” in un territorio inquietante, mentre “Recalibration / Normalization” usa l’elettricità statica per confondere il suono. La traccia dal sound più puro del set è “Daybreak (In the Awful Silence)”, un canto funebre al banjo scarno e adorabile la cui produzione pulita contrasta nettamente con gli altri pezzi. È una mossa intelligente e conferisce a una melodia dal suono semplice una maggiore gravità quando viene suonata contro il resto dell’LP.

Anche se la musica acustica si è un po’ spostata in questi recenti lavori per fare spazio ai commenti sperimentali sonori di Daniel, il suo modo di suonare rimane ipnotizzante e il suono complessivo, migliorato da tutte le altre complessità che si verificano intorno all’esecuzione, è più profondo e ricco che mai. Questo non è per eludere il punto fondamentale di questo straordinario album, che è una risposta preoccupata, rattristata e arrabbiata ai cambiamenti ambientali che causano problemi in tutto il mondo. Bello e potente come una tempesta elettrica, “Almanac Behind” è un risultato straordinario di un artista unico. Una delle uscite più interessanti dell’anno scorso!!!


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