DAN WEISS: “Natural Selection” cover album“Natural Selection” è l’atteso follow-up dell’album del 2018 del batterista/compositore Dan Weiss “Starebaby”, album nominato in moltissime liste dei migliori dell’anno, compresa la prestigiosa rivista Rolling Stone che lo descriveva come «un album che crea una sua propria realtà sonora cinematica».

“Natural Selection” è profondamente ispirato dal ritorno in televisione nel 2017 di “Twin Peaks” di David Lynch, le cui sognanti atmosfere di presentimento pervadono gran parte della musica. Il gruppo – un dream-team di musicisti che condividono una passione per l’heavy metal e che suonano tutti senza confini di genere – è lo stesso di “Starebaby”, con Ben Monder (che ha anche suonato nell’album di David Bowie “Black Star”) alla chitarra; Trevor Dunn (Mr. Bungle, Melvins e Secret Chiefs 3) al basso e gli incursori al piano, tastiere ed elettronica, Matt Mitchell e Craig Taborn. Le sonorità uniche della band evidenziano l’ampio spettro di grande abilità dei musicisti oltre alla loro fedeltà compositiva, alla capacità improvvisativa maniacale ed alla loro sorprendente immaginazione.

L’esperto batterista, Dan Weiss, ha rapidamente guadagnato notorietà tra i colleghi grazie a una straordinaria versatilità, gusto musicale e tecnica avanzata. La seconda puntata del suo progetto Starebaby mette in mostra tracce profondamente collegate a quelle presentate nel precedente album di agire come tulpa (esseri o oggetti creati attraverso poteri spirituali o mentali). A titolo di esempio, “Episode 18”, che inizia con veloci fraseggi di chitarra su una trama ruvida, è un tulpa di “Episode 8”. Durante la fase di avvio, abbiamo superfici abrasive che successivamente si trasformano in passaggi più melodici e atmosferici condotti da una trama espressiva dei piatti. Viene fuori della psichedelia, emanata dai sintetizzatori gestiti da Craig Taborn e Matt Mitchell. E poi, c’è un’arcana estetica doom-metal in stile gotico che anticipa la massa viscerale di distorsione e feedback posto in cima agli attacchi veloci e alle linee di basso in forte espansione fornite rispettivamente da Weiss e Trevor Dunn. Il virtuoso chitarrista Ben Monder emette un assolo violentemente tossico alla fine. Un cambio di umore viene proposto con “Dawn”, il cui ritmo languido e allusioni folkloristiche permettono al gruppo di mettere un piede nella contemporaneità e un altro nel medioevo. Le cose sono un po’ più muscolose dal punto medio della melodia in poi, tuttavia, Monder sceglie di impostare un lirismo etereo contro la progressione armonica ciclica che si muove verso il finale.

“The Long Diagonal” offre stabilità ritmica, ma solo dopo che un ostinato di chitarra lento si scontra con una figura di synth più rapida. Il tastierista continua a connettere quell’ostinato, ma una vibrazione dal sapore latino trasuda presto dalle sue routine per la mano destra. Aumentando il livello di intensità, Weiss porta in primo piano la batteria, mentre i meccanismi prog-rock dispari attivano spasmi di chitarra e poi uno straordinario assolo di piano che, molto probabilmente, è il più vicino al jazz che puoi ottenere in questo album (“Acinna” è un altro brano in questo aspetto). “A Taste of Memory” ha la sua introduzione meditativa costruita con l’aiuto di accordi di pianoforte e synth sostenuti. Scoppiano trame scure e pesanti, ma il tastierista trova ancora spazio per la sua perenne riflessione. Le propulsioni cinetiche del batterista in “Bridge of Trust” passerebbero per una samba se non fosse per le cupe armonie e le melodie inquietanti che le attraversano.

Con questo progetto Weiss ha la volontà di evocare, ma anche di sperimentare in modo folgorante. Bisogna ammettere che lo fa con tutto il cuore!!!


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