Quando a marzo ci è giunta la notizia della morte di Dan Sartain è stato un vero shock. Durante la sua carriera, aveva creato la propria miscela di garage western gothic-noir, un artista stravagante che si è ritagliato il proprio percorso. Al momento della sua scomparsa stava preparando l’uscita del prossimo album, “Arise, Dan Sartain, Arise!”, e ora ce l’abbiamo, in tutta la sua gloria, ed è un disco meraviglioso che spicca tra i migliori lavori che abbia mai pubblicato. Ma rivela anche un artista a volte alle prese con il dolore.
È difficile non ascoltare la canzone di apertura “You Can’t Go Home No More” senza riflettere sulla perdita di un musicista così grande. La traccia canta situazioni, al di fuori del nostro controllo, che cambiano, i personaggi rassegnati alla loro impotenza. ‘Non puoi più tornare a casa. Che diavolo sto cercando di fare?’ È impostato su un ritmo di galoppo, sempre in movimento anche se senza meta. È quasi una composizione del purgatorio. Ma l’Lp non rimane lì mentre si sposta e scorre attraverso varie riprese del suo solco sfocato e spogliato.
Solo un rapido ascolto della prima metà del disco ci mostra che stava davvero sparando su tutti i cilindri e tirando fuori il meglio da tutto ciò che aveva nel proprio arsenale. “People Throwing Stones In Glass Houses” cavalca un rockabilly scuro come se i Cramps incontrassero The Kills, con tanto di assolo di organo inquietante che fa venire i brividi lungo la schiena.
Da lì è in un’atmosfera più pop su “I Don’t Care (Ooh La La)”, un messaggio di sfida che si riversa dagli altoparlanti, radunandosi contro i problemi personali. Mantiene ancora la propria identità attraverso questo pezzo prima che il fantastico “Rooster In The Henhouse” ci riporti al suo meglio rock. La metà del lavoro lo trova struggente con “Kisses In The Morning”, una meravigliosa ballata che rivela l’arma a doppio taglio di una raccolta postuma, la mente che si chiede cosa gli stesse passando per la testa al momento della sua morte mentre canta di solitudine. La frase ‘Se non posso stare con te ragazza, immagino che morirò’ colpisce davvero duramente. Questo è il suono di un uomo che mette il cuore e il dolore sulla linea affinché tutti lo sentano.
Il resto dell’album oscilla tra un grande garage do-wop con brani quali “True Love” e “My Best Fit”. La zappa country di “Foreman Grill” rivela che, nonostante le cicatrici mostrate in alcuni punti, è stato ancora in grado di tirar fuori un po’ di umorismo monotono ironico. Lo stesso si può dire per la legge sulle lesioni personali simile a Tom Waits. Questi momenti aggiungono più luce a quello che è un grande disco. Il lavoro si conclude con un vero raggio di speranza finale su “Daddy’s Coming Home”.
Annunciando l’album, l’etichetta di Dan Sartain, One Little Independent, ha dichiarato: ‘Su richiesta della famiglia, della moglie e della figlia di Dan, pubblichiamo questo album che Dan ha terminato pochi mesi prima della sua morte, avvenuta il 20 marzo 2021. Il 100% di tutti i profitti di questa pubblicazione, sia la quota degli artisti che quella della casa discografica, vengono versati in un fondo fiduciario per la giovane figlia di Dan. È stato rilasciato come previsto da Dan – nulla è stato cambiato’.
Dan Sartain ci ha regalato dei dischi meravigliosi nel corso della sua carriera e questo finale fa capire che ci mancherà davvero. Alzati, Dan Sartain, alzati!!!
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