CRAIG TABORN – ‘Shadow Plays’Nel 2011, dopo vent’anni di carriera definita da una vasta gamma di impostazioni e stili, principalmente come sideman e talvolta lavorando su tastiere elettriche, il pianista Craig Taborn ha pubblicato “Avenging Angel”, uno straordinario debutto al pianoforte solista per ECM. La registrazione ha affermato Taborn come un innovatore di primo livello e ha ridefinito le possibilità del pianoforte solista. La sua musica si gonfiava e si ritirava in modi imprevedibili; alternava momenti di grappoli intensi e ritmicamente potenti con passaggi eleganti di grande sottigliezza. Spesso era come se fosse a riva, a volte strizzando gli occhi in lontananza per concentrarsi sulla bellezza del mare e altre volte completamente inondato da esso.

Nel decennio successivo Craig ha affinato il suo stile sia in piccoli gruppi come leader che in duetti pianistici con i compagni pionieri Kris Davis e Vijay Iyer. Su “Shadow Plays”, torna al formato solista con un concerto dal vivo registrato alla Wiener Konzerthaus di Vienna, dove lo spettacolo è stato annunciato come “Avenging Angel II”.

Spesso pubblicizzato come l’erede apparente di Keith Jarrett e della sua magia pianistica improvvisata su “Sun Bear Concerts” o “The Koln Concert”, l’alchimia di Taborn può sembrare un po’ più calcolata, ma è comunque molto fantasiosa.

Il pianista 51enne mette in scena gli avvincenti “Bird Templars”, punteggiando la composizione con svolazzanti trilli aviari e voci minacciose con la mano sinistra. “Discordia Concors” è uno studio in sfumature contrappuntistiche e metri misti mentre affronta il terreno instabile della composizione.

In “Conspiracy of Things” incontriamo uno slancio inventivo che ricorda Herbie Nichols e Thelonious Monk al loro meglio. Il semplice tema melodico di “A Code with Spells” contiene una quantità avvincente di tensione e intrigo, mescolando le cose con la contemplazione sommessa e l’appassionata eloquenza pianistica.

Tutti i pezzi sono intrisi di aspetti della tensione irrequieta di compositori come Béla Bartók, Sergei Rachmaninoff e Modest Mussorgsky. La title track, del peso di poco meno di 19 minuti, è un buon esempio del distillato di queste influenze da parte di Craig e della percussività fragorosa del pianista d’avanguardia, Cecil Taylor.

Dopotutto, Bach, Mozart e Beethoven hanno spesso intrattenuto il loro pubblico con riff spontanei sui temi che stavano sviluppando, una struttura che sembra mancare in gran parte della pedagogia e dell’esecuzione della musica classica di oggi.

Su “Shadow Plays” Craig Taborn conferma l’importanza dell’abilità improvvisativa nei generi classico e jazz. Questo è davvero un bell’album!!!


Category
Tags

No responses yet

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *