CORIKY- “Coriky” cover albumPer coloro, che come me hanno seguito l’epopea dei Fugazi fin dall’inizio, non potranno che accogliere con gioia l’uscita dei Coriky, ovviamente su Dischord, band formata dai due Fugazi Ian Mackaye e Joe Lally assieme all’ex-Warmers Amy Farina.

In punta di piedi, senza far rumore, addirittura con un po’ di timidezza il buon Ian, insieme a Joe Lally (compagno nei Fugazi e membro dei Messthetics) e Amy Farina (batterista partner di MacKaye nel progetto The Evens) ci regala una delle release più autentiche, sincere e, perché no, dal sapore vecchia scuola che potessimo aspettarci in quest’annata dal retrogusto amaro. Formatisi ufficialmente nel 2015, ma usciti allo scoperto in sede live solamente tre anni più tardi, i Coriky sprigionano esattamente il sound del quale avevamo bisogno. Quell’intreccio basso-chitarra che origina figure ritmiche nervose e precise e dal ticchettio sul bordo del rullante e dal suono sordo sul Tom.

Tre componenti, tre cantanti, con molte invettive sonore basate sulla splendida capacità di alzare e abbassare il sound da parte proprio di Amy Farina, batterista interessantissima e dal tocco quasi jazzistico. Ogni traccia ci fa scoprire percorsi diversi rispetto al brano precedente, a volte dando più spazio al cantato piuttosto che alle parti strumentali, in altri casi mettendo in risalto tempi dispari dal tasso tecnico non banale, come gentile reminder che tutti i generi sopraccitati sanno essere fuori dagli standard.

Gli elementi portanti del sound firmato Coriky non si discostano troppo dalla consolidata tradizione della scena di Washington D.C.. La partecipazione vocale di Amy consente interessanti discontinuità sulle parti cantate, non soltanto nei cori, ma anche prendendo il centro della scena in “Say Yes” (un trionfo di funk e chitarre) e nel mood grintoso à-la Sleater-Kinney di “Too Many Husbands” e “Jack Says”. Il sound è meno intransigente rispetto a quello che rese immortali i Fugazi, ma i colpi di scena si susseguono senza discontinuità, con tracce che si consumano in meno di due minuti (“Bqm”), digressioni noise (“Shedileebop”) e frequentissimi cambi di dinamica (“Inauguration Day”, praticamente tre canzoni sintetizzate in una soltanto, il closing furioso dell’iniziale “Clean Kill”). Il trio sa anche giocare di fino, sviluppando una “Have A Cup Of Tea” partendo dal basso pulsante di Lally, oppure abbandonandosi all’atmosferico epilogo, quasi sussurrato, affidato a “Woulda Coulda”.

Fa piacere riascoltare dei vecchi amici che non hanno perso un grammo della loro passione, forse non sono ancora arrivati alla definizione di un suono incendiario, ma le fiamme continuano ad ardere e gli ideali e il talento sono ancora lì a palesarsi!!!


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