Ci sono innumerevoli aspetti impressionanti nell’interpretazione odierna di Stephen McAll, cantante e scrittore di questo affascinante collettivo scozzese, Constant Follower.
Già in “Old Shorelines” del 2017, era evidente che qui c’era una band guidata da un uomo costruito su una particolare meccanosensibilità al cambiamento. Forse il primo di quei tratti sbalorditivi che dovrebbero essere salutati per quanto riguarda le sue attuali creazioni come Constant Follower è che l’impulso di McAll per queste canzoni è derivato in gran parte da un attacco feroce che ha subito un decennio fa quando era ancora un adolescente, svegliandosi in un ospedale per scoprire che il trauma cranico risultante era fuggito con assolutamente tutti i suoi ricordi d’infanzia.
Il tentativo di Stephen di riportare l’ordine nel proprio interno è arrivato, con il nostro comune beneficio, sotto forma di questo gruppo risoluto di canzoni pensose e riflessive – un inno al passare del tempo, ai suoi significati confusi e – forse la cosa più in particolare – le sue subdole illusioni. “Neither Is, Nor Ever Was” è un paese delle meraviglie di ricordi in conflitto per riscaldare l’inverno.
Le composizioni sono nate in una remota capanna sulla costa occidentale della Scozia, avvolgente in un’atmosfera naturalmente spietata (e quindi splendida) come sempre è la verità non decorata. Qui, in un luogo così pastorale e attraverso la polvere di un decennio, il nostro ha tradotto il trauma della sua barbara esperienza in un gioco fraterno, un dono finale e un salvataggio formale.
Prodotto in collaborazione con il famoso fondatore di Shimmy-Disc, Kramer, ciascuno dei brani che compaiono sul disco possiede un doppio cortometraggio creato da uno degli attuali luminari del cinema scozzese. I registi associati alla creazione delle immagini per questo progetto non hanno ricevuto istruzioni o interferenze dalla band, quindi ogni video è la risposta completamente personale del regista alla canzone in questione. In quanto tale, il risultato è una serie di dieci cortometraggi che rappresentano da soli opere d’arte originali e molti dei quali sono ora oggetto di varie considerazioni prestigiose in occasione di eventi come l’Edinburgh International e il Manchester Film Festival.
Constant Follower è la risposta a mosaico della Scozia a Red House Painters e Iron and Wine, ma con una conservazione ancora più potente dell’innocenza infantile che costituisce la base di ogni vera creatività. Ogni traccia di questo lavoro è piena di brillanti zefiri delle Ebridi. McAll potrebbe aver dovuto rielaborare il suo rapporto con la sua giovinezza a furia di grottesche violenze, ma il suo modo di svolgere quel compito è più morbido che abbattuto. L’album è solitario, sconsolato e selvaggio – e in tutti i migliori modi possibili. La strumentazione è ridotta a chitarra, synth e basso, tutti utilizzati con parsimonia con effetti devastanti.
La voce sobria del frontman aggiunge un livello di radicamento al disco, impedendo a qualsiasi cosa di diventare troppo fluttuante; ancorare l’ascoltatore mentre vaga attraverso paesaggi onirici ambivalenti. Le armonie vocali popolano piacevolmente l’LP. L’uno-due di “Spirits In The Roof Tree” e “Altona”, posto a metà, risalta in particolare. “Spirits In The Roof Tree”, un lamento per le relazioni, è assolutamente singolare nella sua malinconia. ‘Sai che non ti lascerò mai / Cos’è la mia vita senza di te / So che lo saremo sempre’, va alla deriva – il bisogno di sentirsi vicino a qualcuno mentre si affronta un ostacolo, incapsulato. Questo si sposta in “Altona”, la più grande deviazione tonale del disco. Sembra allo stesso tempo più vivace e anche più minaccioso: ti senti come se qualcuno ti stesse chiamando da oltre la nebbia. Da qui la realtà inizia a chiamare nel sogno.
I Constant Follower hanno prodotto un disco sublime, maturo ed empatico. Non è tanto uno che richiede di essere ascoltato, ma una volta che premi play, chiederai di ascoltare tutto!!!
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