CATE LE BON – ‘Pompeii’ cover albumCate Le Bon torna sul suo terreno d’indagine preferito – l’art pop – trovando nuovi stimoli nell’arte classica e altrettanti spunti in tematiche religiose. “Pompeii” (scritta in latino, con due “ii”) è il nuovo album uscito il 4 febbraio via Mexican Summer, una continuazione, a tre anni di distanza, dal nominato al Mercury Prize “Reward”, eppure spinto ulteriormente verso l’astrazione.

Il disco, principalmente composto al basso e in solitudine a Cardiff durante un periodo di isolamento forzato (lei lo ha definito «un ininterrotto sottovuoto»), la vede suonare tutti gli strumenti tranne la batteria e il sassofono, suonati rispettivamente da Stella Mozgawa e Euan Hinshelwood, che, assieme Samur Khouja, che lo ha co-prodotto, hanno rappresentato i suoi unici collaboratori.

Per quanto riguarda i titoli degli album, “Pompeii” è lassù con il più grandioso di tutti, ma il sesto LP di Cate Le Bon è molto più intimo di quanto suggerisca il nome. In effetti, con nove veloci tracce, questa cosa potrebbe quasi essere definita concisa – se non fosse per la piccola questione di ogni canzone che dura più di quattro minuti.

Tuttavia, non si può negare che il disco sfrutti al meglio il suo tempo di esecuzione. “Single Moderation” si distingue immediatamente come uno dei brani più istantanei dell’arsenale di Le Bon. Non c’è niente come una canzone pop strettamente avvolta, e nel brano l’artista nata nel Carmarthenshire ha costruito un banger che è più che degno di seguire il lavoro precedente. La maggior parte delle canzoni offerte iniziano come una linea di basso, e da nessuna parte è più ovvio che qui. Altrettanto orecchiabile come la sua melodia vocale, è il disco più ballabile di Cate.

Le otto tracce successive seguono in modo simile, poiché la nostra e il co-produttore Samur si bloccano in un groove mid-tempo gloriosamente intricato per il resto della raccolta. Il singolo principale, “Running Away” è quasi in stile Bowie, con il suo lussuoso sassofono (uno degli unici due strumenti non suonati da Le Bon nell’intero disco) che ruba la scena. Altrove, “Remembering Me” lega la malinconia di Joni Mitchell a un ritmo che non sarebbe fuori luogo in un’uscita di Japanese Breakfast, mentre la più stretta rassegnazione di “Wheel” ‘all’opulenza di un amore astratto e ottimista’ lo segna come il punto cruciale emotivo dell’opera. Nell’era delle playlist, ci sono pochi pezzi più coesi di questo.

L’unica eccezione è, stranamente, l’apertura: “Dirt on the Road” è una scelta coraggiosa per la prima traccia, in quanto è di gran lunga il pezzo meno accessibile qui. È senza tamburo, dissonante e disarmante. Come composizione, è stranamente avvincente; come introduzione a un lavoro che suona poco, forse è fuori luogo.

Ma questo è tutto per quanto riguarda i passi falsi. “Pompeii” è introspettivo, arioso e, forse, la cosa più importante, propositivo. È un trionfo. L’impressionante serie di pubblicazioni acclamate dalla critica di Cate Le Bon si arricchisce di un’ulteriore gemma!!!


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