BRENT COBB – ‘And Now Let’s Turn The Page…’ cover albumEra una lunga e leggendaria tradizione nella musica country. Se volevi davvero affermarti come qualcuno esperto delle radici e dei modi della musica, dovevi pubblicare un album Gospel. Anche se non avrebbe venduto come le tue cose originali, anche se non ti consideravi particolarmente religioso, queste sono le canzoni da cui derivano molte delle tradizioni della musica country. Era un rito di passaggio.

Per Brent Cobb, la motivazione per registrare un album Gospel non è solo il simbolismo. Sebbene desiderasse registrare un tale disco da molto tempo, è stata un’esperienza di quasi-morte nel luglio 2020 quando il veicolo che stava guidando con il suo giovane figlio all’interno, è rimasto disossato a un bivio nel paese. In seguito, Cobb ha trovato una rinnovata visione della vita. Egli ricorda, ’Inizia semplicemente a mettere insieme come tutto sia intenzionale… Avevo sempre avuto in mente di fare un album gospel. Quel momento di chiarezza, di essere quasi ucciso, mi ha fatto pensare che avrei dovuto farlo adesso’.

Prodotto dal cugino Dave Cobb nello storico Studio “A” di Nashville, “And Now, Let’s Turn to Page …” è uscito il 28 gennaio e include otto inni familiari insieme a una composizione originale scritta da Brent e sua moglie. È stato pubblicato sulla sua Ol’ Buddy Records. E se la prima canzone “We Shall Rise” è indicativa, ha portato le sue radici georgiane uniche e funky allo sforzo. ‘Ho sempre voluto fare un album gospel del sud perché è quello il luogo da cui vengo, ma sembrava anche un rito di passaggio per i cantanti country approcciare la materia’, dice Brent. ‘Tutto deriva dalla musica gospel. Ecco da dove viene la musica country. Sto solo cercando di portare quella fiamma’.

Tutto quanto avvenuto lo scorso anno ci permette di ascoltare un’opera in cui si celebra il Divino, se ne tessono le lodi, ma non preoccupatevi perché non è necessario essere devoti per godere di questa musica, che sa essere spirituale e carnale contemporaneamente. Si gode di parecchio country-soul-funk, oltretutto di ottima fattura. L’atmosfera non si discosta dai tre lavori precedentemente pubblicati dal nostro: rilassata, semplice e campagnola, down-home.

La strumentazione, tra cui delicate acustiche e graffianti elettriche e pieni di hammond, suona calda ed avvolgente, ma pure di una precisione quasi chirurgica, la voce è nasale e di una dolcezza insinuante come mai prima d’ora, spesso accompagnata da cori che trasudano estasi e passione.

Il contenuto è rappresentato da otto classici e un pezzo autografo, “When It’s my Time”, che vedrei più adatto in un bar di terza categoria, con scarsa illuminazione, piuttosto che suonato durante una funzione ecclesiastica.

Per coloro che amano il sound southern troveranno materia di cui godere, per i non addetti un’occasione da non perdere per apprezzare comunque buona musica!!!


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