“Everything” è il terzo album dei Blankenberge, band dreamgaze di San Pietroburgo (Russia) che ha esordito nel 2017 con l’ottimo “Radiogaze”. Il nuovo rilascio esce a due anni di distanza da “More”. Il gruppo è formato da Yana Guselnikova (voce), Daniil Levshin (chitarra, synth), Dmitriy Marakov (basso) e Sergey Vorontsov (batteria).
Il 2021 potrebbe essere ricordato per aver lanciato il movimento gotico art-punk (Squid e Black Country, New Road) e aver riacceso la storia d’amore con lo shoegaze. Riguardo a quest’ultimo, gli album di Flyying Colours, Wednesday, Makthaverskan e Deafheaven hanno mostrato che il genere può ancora essere reinventato senza perdere l’euforia ultraterrena e spesso catastrofica ad esso associata. Mentre l’anno è arrivato alla fine, un’altra band ci ricorda perché gli shoegazer vivranno per l’eternità.
Mai quelli che rispettano le regole convenzionali, i Blankenberge hanno pubblicato il loro terzo album di domenica. Questo è tutto ciò che definisce la grandezza cinematografica dello shoegaze. È, in altre parole, uno spettacolo abbagliante che cattura la potenza e le emozioni della musica creata tre decenni fa. L’opener, “Time to Live”, vola con la spiritualità mozzafiato degli Slowdive nel fiore degli anni. Attraverso i rintocchi e il riverbero delle chitarre e i ritmi martellanti, la voce da folletto della front-woman Yana Guselnikova si alza per dirci di vivere nel momento. ‘Non c’è momento migliore per vivere / Che qui e ora’, canta con effetto sacro.
Questo tema del vivere nel presente si ripete nell’aldilà onirico di “No Sense”. Un senso di pace e calma si instaura all’inizio prima che la canzone si intensifichi gradualmente. Quando raggiunge il suo picco cosmico, Guselnikova offre alcuni consigli a cui tutti devono prestare attenzione: ‘La vita è così bella lo so per certo. A volte sembra una perdita di tempo Ma non è vero’.
“Different” è inizialmente un seducente numero shoegaze che si trasforma in un’esplosione sonora in stile Cocteau Twins. L’approccio turbolento riflette la storia di due persone che si separano dopo aver realizzato di non essere fatte l’una per l’altra. Un effetto celestiale si ottiene in “Forget”, in cui i ritmi abili ma penetranti del batterista Sergey Vorontsov e del bassista Dmitriy Marakov aggiungono una qualità cruda. Forniscono l’elemento di disperazione alle illuminanti chitarre di Danill Levshin e, quindi, elevano l’ansia di Yana. ‘Non posso fare nulla / E anche se potessi / non ho abbastanza energia / Per farmi capire’, canta vulnerabile.
Proprio quando sembra che la band non possa elevarsi a vette più grandi, svelano “Everything”. Il fulcro dell’album è un viaggio nel cosmo, che integra i toni post-rock simili agli Explosions in the Sky con la visione drammatica dello shoegaze di Deafheaven. È anche una dimostrazione magistrale di come le percussioni urgenti possano trasformare un suono familiare in pura catarsi. Mentre i suoi compagni di band si avvicinano all’oblio, la cantante rimane con i piedi per terra con le sue parole. “Summer Morning” è più invernale nel suo effetto, mentre le chitarre di Levshin perforano con il riverbero stridente di My Bloody Valentine. Anche la storia è in parte fantasy e in parte favola post-apocalittica, poiché racconta di aver sentito il calore del sole dopo un periodo devastante. La tregua strumentale, “Kites”, fornisce una pausa momentanea, mentre le chitarre lussureggianti creano un senso di tranquillità. Quindi sanguinano in “So High”. Simile all’uscita di Lush, la traccia si alterna tra riverbero meravigliosamente atmosferico e schiacciante.
In “Fragile”, i nostri offrono un finale epico. Sale e scende, è paradisiaco e schiacciante, e cattura l’essenza di ciò che rende lo shoegaze straordinario e necessario. O come afferma Yana Guselnikova nelle sue ultime parole, ‘Ma tutti abbiamo bisogno di qualcuno / Che ci aiuti a capire questa vita’. Ed è per questo che lo shoegaze non morirà mai!!!
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