BILLY NOMATES – ‘Cacti’ cover albumDopo l’uscita del debutto omonimo nel 2020 , era chiaro che Billy Nomates, il personaggio teatrale di Tor Maries di Bristol, aveva raggiunto un punto debole tra una versione moderna del punk e ampi suoni di synth che garantiscono ai suoi testi molto spazio per respirare. Con la sua seconda offerta, “Cacti”, Maries ha portato il proprio suono distintivo su una strada completamente diversa, rielaborando un luogo di instabilità in un’energia dominante che cresce a passi da gigante man mano che il disco va avanti.

Dichiarando che ‘l’equilibrio è andato’, quel basso martellante apre la strada alla traccia di apertura, portando un’intensità inquietante che dà il tono alle fondamenta di “Cacti”. Se ne è rimasta qualcuna, tutte le regole esistenti sono fuori dalla finestra; il disco è in qualche modo una tabula rasa che raccoglie i suoi elementi dal presente, spruzzandoli su una pagina di onesta imperfezione.

Per Tor, la sfida e la ribellione a cui la associamo possono solo coesistere con la sensazione complementare di essere ‘70-80% vulnerabile come l’inferno’. Mentre le malinconiche drum machine di “Saboteur Forcefield” spingono l’album in avanti, la canzone è caratterizzata da questa esatta ammissione (‘So che niente è del tutto giusto / È solo il tuo istinto a combattere’). La raccolta sembra essere una graduale realizzazione di questa esatta ammissione, giocando tra strutture coese di canzoni su ‘dispetto’ e composizione imprevedibile e fragile: “’Roundabout Sadness” è appesa a un filo.

La title track è un’offerta nauseabonda di strati vocali cromatici e inquietanti che individuano il punto più esposto del rilascio, ambientato nel vuoto di ‘sabbie [desertiche] ostili’. Le chiavi maggiori tornano in azione su “Vertigo”, dove la nostra canalizza la sua ‘Shania Twain’ interiore ed esteriore per produrre la chiara cintura del disco.

L’incertezza rimane il tono dominante quando l’LP raggiunge la fine, con le sfumature agrodolci e futuristiche di “Blackout Signal” che lasciano lo stato delle cose sul filo del rasoio con una brusca fine, che termina con i soffietti di sottofondo, distorti, di Maries. Un ricordo dell’inquietante, pungente senso di disagio da cui è nato il lavoro.

“Cacti”’ è un viaggio vorticoso che racchiude il presente e un passato non troppo lontano, sondando emozioni diverse e senza paura di scoprire nuove verità e affrontare la realtà nella sua forma schietta e sottosopra. È una dichiarazione di intenti di Billy Nomates, che sbilancia le scale sonore e le intreccia in una forza da non sottovalutare!!!


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