Yawn è il quarto disco di Bill Ryder-Jones (ex The Coral) ed è stato registrato e prodotto interamente dallo stesso, con l’aiuto di alcuni amici, tra cui The Orielles e Our Girl alla voce, Rod Skip al violoncello e Craig Silvey (Portishead, The Horrors, Arcade Fire) al mixer.
«Yawn è un album che cerca la comprensione, tramite storie sulla vita di tutti i giorni e sulle situazioni nelle quali ci troviamo o dalle quali usciamo, cantate in maniera intima da una voce in debito con alcune verità spiacevoli».
Sono ormai trascorsi anni dalla fuoriuscita di Bill dai The Coral, credo una decina, ed il nostro si è costruito una carriera solista oltre ad una attività come produttore. La cifra stilistica rimane costante anche in questa recente fatica, cioè mettere insieme una serie di ballate sofferte, intrise di malinconia attraverso l’utilizzo di una elettronica sporca, che riescono a toccare le corde emozionali dell’ascoltatore.
Ryder-Jones fa tutto da solo (a parte il missaggio) affondando in una scrittura che è marchiata dall’intimismo più sofferto, scegliendo soluzioni sonore che riportano alla stagione dello slowcore più distorto (Sean e Bedhead), ma, soprattutto, affiora la disillusione di Sparklehorse, Mark Eitzel e Mark Kozelek.
Lo si percepisce in “There’s something in your mind” in cui le chitarre distorte ed un leggero tappeto di tastiere salgono lentamente per poi esplodere. Ad un primo ascolto sembra di affogare nell’uniformità sonora, ma l’attenzione porta a considerare piccoli particolari in ogni canzone che riescono a superarla.
Per esempio un ritornello pop alleggerisce il mood di “And then there you”, la lucentezza melodica da spessore alla intrigante “There are worse things i could do”, una voce femminile offre colori diversi all’elegiaca “No one’s trying to kill you”.
Niente di nuovo, ma un’opera che affonda le proprie radici nell’indie-rock degli anni novanta che permise ad una serie di stravaganti musicisti di riscrivere la canzone d’autore attraverso il lo-fi cercando di ridare slancio ad una forma musicale che era ormai diventata maniera.
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