Dall’uscita del loro album di debutto nel 1975, gli Azymuth sono stati citati trai i più grandi artisti jazz, funk e fusion del mondo. Sin da giovani, a Rio de Janeiro, si sono distinti sia per il loro eccezionale talento di musicisti, sia per le loro trovate di stampe più rock’n’roll negli ambienti prevalentemente borghesi della bossa nova e del jazz.
Il loro caratteristico suono “Samba Doido” (pazza samba) ha rotto le strutture musicali testate, dando vita a quello che può essere descritto solo come un ibrido elettrico, psichedelico e samba jazz-funk. Ma prima che diventassero Azymuth, Jose Roberto Bertrami (tastiere), Ivan “Mamão” Conti (batteria), Alex Malheiros (basso) e Ariovaldo Contesini (percussioni) furono la band di supporto per quasi tutti i principali artisti del Brasile.
Queste favolose demo – dall’invidiabile qualità sonora – riesumate solo nella metà degli anni ’90 rappresentano un tassello importante nella loro intensa produzione. Questi due anni presi in considerazione li vedono intenti a trovare una propria strada nel mondo musicale brasiliano, dando vita ad un suono, insieme, esaltante ed intenso. I nostri cercano di andare oltre alle proprie radici, immettono elementi ritmici brasiliani e li fondono con il jazz americano permettendo all’aspetto estetico di essere contagiato in modo energico.
C’è una carnalità funk in queste tracce strumentali e una ricerca melodica che li avvicina al miglior Stevie Wonder, mentre le tastiere hanno un ruolo di primo piano con una vasta gamma armonica debitrice di quello che due mostri sacri quali Joe Zawinul e Herbie Hancock con gli Headhunters stavano proponendo in quel preciso momento storico.
Non fatevelo scappare, sarebbe un delitto!!!


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