ARCHIE SHEPP- “Tradition”Archie Shepp è un sassofonista jazz statunitense, noto soprattutto per la sua attività nel movimento free jazz, per le sue posizioni ideologiche afrocentriche, e per la sua collaborazione con John Coltrane e Cecil Taylor. È cresciuto a Philadelphia studiando diversi strumenti quali il pianoforte, il clarinetto e il sax alto, prima di scegliere la propria strada cioè dedicarsi al tenore. Ha studiato anche recitazione al College, ma, a causa dello scarso successo come attore, specialmente dopo il trasferimento a New York, decide di intraprendere la professione di musicista. Per un breve periodo suona in una orchestra latin jazz, ma ben presto si unisce al gruppo del giovane pianista d’avanguardia Cecil Taylor, che ha da poco cominciato a distinguersi tra i pianisti seguaci di Thelonious Monk per diventare una delle più importanti e controverse figure dell’avanguardia degli anni sessanta. Shepp appare in tutti i dischi più importanti e ritenuti fondamentali del pianista.

Il suo nome comincia ad assumere una certa rilevanza nel momento in cui da vita ai New York Contemporary Five, ma soprattutto alla firma con la Impulse! assieme a John Coltrane, che lo ammira molto.

Il primo di questi dischi è “Four for Trane”, in cui partecipa anche l’amico trombonista Roswell Rudd. Insieme a Coltrane, Shepp partecipa nel 1965 anche alle sessioni di registrazione per “A love supreme”, ma nessuna delle registrazioni in cui appare viene poi inclusa nel disco finale. I due sono esponenti di spicco dell’avanguardia jazz newiorchese, ma Archie viene, come molti altri, considerato troppo influenzato da Coltrane. La situazione comincia a modificarsi con l’uscita di “Fire music”, in cui si leggono i primi segni dell’afrocentrismo del nostro.

Il doppio LP “The Tradition” è stato registrato a Roma nel 1977 per la Horo Records con il batterista Clifford Jarvis e il bassista Cameron Brown; il rauco “Hooray For Mal” ha sfumature be-bop, mentre “Sophisticated Lady” di Duke Ellington è in gran parte affrontata da Shepp al pianoforte (con splendido assolo di Brown); “Things Have Got To Change” risente appunto dell’esperienza di Archie al Festival culturale panafricano di Algeri del 1969 e “I Didn’t Know About You” di Ellington viene riproposta come una tenera ballata con angoli spigolosi.

Una ristampa ben accetta che riporta alla luce un album dimenticato da tempo!!!


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