Chi era Anita Lane?
Partiamo dagli inizi. Vera e propria musa ispiratrice di Nick Cave già dall’epoca dei famigerati Birthday Party, per i quali scrive alcune fra le più incendiarie liriche dei primi anni ’80, la Lane diventa membro effettivo dei Bad Seeds dalla loro formazione, contribuendo a scrivere quelle pietre miliari che sono “From her to eternity” e “Stranger than kindness”. Il sodalizio con il tenebroso Nick continuerà anche al di fuori del rapporto professionale, è infatti lei l’angelo del primo onirico romanzo di Cave “And the Ass Saw the Angel”. A completare il quadro la collaborazione, questa volta in veste di corista, all’oscuro “Murder Ballads”, oltre che quelle con diversi altri artisti come Einstürzende Neubauten, Die Haut, Mick Harvey. Proprio a quest’ ultimo, che ha prodotto e suonato quasi interamente il cd in questione, possiamo riconoscere il ruolo chiave nella maturazione dell’artista d’origine australiana.
Ironicamente confezionato in una copertina con il tipo di scatti da ragazza glamour bionda e scintillante che ci si aspetterebbe da un concorrente dell’Eurovision Song Contest, “Sex O’Clock” di Anita Lane mescola brani pop eleganti, cremosi e spesso ballabili con sfumature R&B con il tipo di semplicità lirica implicita nel titolo.
Per essere caritatevoli, le melodie lente e aggraziate di Harvey hanno accenni ai primi Tom Waits, e gli archi e i fiati agrodolci che decorano le canzoni languide ricordano il lavoro dei primi anni ’70 di Serge Gainsbourg. È piuttosto significativo che i brani migliori siano una cover inquietante di “Home Is Where the Hatred Is” di Gil Scott-Heron e un’altra canzone, “I Hate Myself”, senza autore accreditato, ma a parte l’occasionale gaffe lirica, il disco è un affare per lo più allettante.
A prima vista, questo sembra essere un album mainstream potenzialmente sfacciato, ma è in realtà un pacchetto rispettabilmente buono di pop lucido e sensuale di una artista che nulla ha fatto per raggiungere la fama. Anche il Bad Seed aggiuntivo Mick Harvey è fortemente coinvolto, producendo e co-scrivendo gran parte del materiale qui. Anche il maestro pop francese Bertrand Burgalat interviene, registrando alcuni degli archi e delle voci.
Lane ha precedentemente lavorato con hipster come Einstürzende Neubauten e Barry Adamson in una serie di Serge Gainsbourg, dandole ancora più credito. Questo lavoro è prodotto abilmente e crea un bel divertimento disinvolto e spigliato. Il sesso è infatti uno degli argomenti principali, specialmente in brani come “The Next Man That I See” e “Do The Kamasutra”. Ci sono un sacco di eccellenti, grandi arrangiamenti con ottoni e archi, e il risultato finale è da qualche parte tra il pop zuccherino di Saint Etienne e la musica cabaret più oscura e lunatica che permea artisti come lo stesso Burgalat o Black Box Recorder. Con una bella line-up di talenti e una buona varietà di stili di canzoni, “Sex O’Clock” è pieno di musica cool e sinuosa.
Si tratta di un lavoro incredibilmente fresco, retto su un suono abbastanza dark da piacere ai più esigenti critici, ma anche piacevolmente stemperato dagli ottimi arrangiamenti e quindi accessibile anche a un pubblico più vasto. Anita interpreta con grande sensualità su intriganti basi di hammond e violini.
Le canzoni sono tutte bellissime, in particolare l’apertura di “Home Is Where The Hatred Is”, il singolo “Do That Thing” e “A Light Possession”. Una traccia in particolare merita da sola l’acquisto dell’album: l’inattesa cover in inglese di “Bella Ciao” (proprio quella dei partigiani) trasformata in una commovente murder ballad…
Unica, è un peccato che lo scorso aprile ci abbia lasciato, sarà difficile trovare un rimpiazzo all’altezza!!!
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