“Walking on the Bridge (Opera Omnia 1985-1990)” è il triplo boxset degli Allison Run, uscito il 27 Novembre 2020 via Spit/fire/Spittle Records. Il cofanetto ripercorre la storia dell’iconica band psichedelica italiana, dalla formazione nel 1985 allo scioglimento nel 1990, raccogliendone l’intera discografia: dal primo demo su cassetta “Lost in a Circle”, passando per l’unico album “God Was Completely Deaf”, fino ai brani apparsi sulle compilation “Eighties Colours vol.2” e “Something About Joy Division” (contenente la cover di “Ceremony”), oltre a demo privati e un intero concerto.
Formatasi a Brindisi nella prima metà degli anni ottanta e in seguito trasferitasi a Bologna, la band di Amerigo Verardi è riconosciuta tra i maggiori rappresentanti europei della neopsichedelia, grazie al distintivo sound influenzato sia dai sixties britannici (Beatles, Kinks e i Pink Floyd di Syd Barrett), come anche da artisti quali Robyn Hitchcock e Julian Cope, oltre che dal post-punk meno cupo.
Gli Allison Run partirono da Brindisi, si fermarono a Bologna e raggiunsero il Regno Unito dove ebbero degli ottimi riconoscimenti. Il gruppo rappresenta una tra le formazioni di culto della scena indie italiana. Non erano un gruppo da esibizione concertistica, amavano lavorare duramente in studio di registrazione sperimentando sonorità ed arrangiamenti, trascorrendo tantissimo tempo, quotidianamente, a cercare la giusta quadra per le loro composizioni. La musica era attraversata da ballate desertiche, chitarre splendide e lavori intensi diretti in un cocktail di rock e radici. Del gruppo hanno fatto parte Amerigo Verardi (voce e chitarra), Sado Sabbetta (tastiere), Mimo Rash (batteria e voce), Alessandro Saviozzi (chitarra e voce) e Umberto Palazzo (basso).
Oggi, Amerigo Verardi è un cantautore che, per propria scelta, non è mai stato raggiunto dalla notorietà. Nonostante sia poco conosciuto ai più, tra gli addetti al settore invece il suo nome circola da più di trent’anni con considerazioni più che positive, non solo per le capacità compositive, ma anche per l’impegno e la caparbietà con la quale è riuscito a ritagliarsi un ruolo imprescindibile nell’ambiente musicale nostrano.
Personaggio tra i più ispirati e carismatici della nostra scena underground, l’artista pugliese, brindisino per l’esattezza, ostenta un percorso musicale fatto di tappe imprescindibili che nel corso degli anni hanno lasciato un segno indelebile e sostanziale per le generazioni future di musicisti. Un percorso considerevole che passa attraverso produzioni artistiche (Baustelle, Dente, Virginiana Miller), progetti solisti e non (Lula, Lotus, Betty’s Blue) e che affonda le sue radici negli anni ottanta proprio con gli Allison Run.
“Walking on the Bridge” è un box set con il quale celebrare il fondamentale ruolo dei nostri tra i maggiori rappresentanti della scena underground italiana del periodo.
Quando uscì il demo di sette tracce di “Lost In a Circle”, nel tardo 1985, il genere era ancora agli inizi su scala mondiale e ancora ben poco di quanto stesse accadendo in Inghilterra o in America era già ampiamente filtrato in Italia. La loro era una psichedelia leggermente acida che metteva in mostra un magnifico lato pop, a volte si presentava rarefatta e onirica, altre la ritmica diveniva maggiormente sostenuta. Sembravano dei piccoli artigiani del suono che conoscevano alla perfezione come trasportare gli ascoltatori in dimensioni spazio-temporali non ben definite. Tutto questo trovò la sua migliore espressione con l’ingresso di Umberto Palazzo al basso e Sado Sabbetta alle tastiere. Il risultato fu quel magnifico disco del 1989 dal titolo “God Was Completely Deaf”, colmo di ballate elettro-acustiche, tracce psychedelic-pop in cui era una gioia immergersi.
Uno splendido omaggio per tutti coloro che al tempo seguirono le gesta del gruppo, ma ancora di più dovrà gioire chi li conoscerà per la prima volta potendo godere di un sound magico che insegue melodie istintive ed ipnotiche, cullate da inconsuete sonorità influenzate dalla psichedelia dei sixties britannica (Beatles, Kinks, i Pink Floyd del periodo Barrett), ma anche da artisti contemporanei come Robyn Hitchcock e Julian Cope o dal post-punk meno cupo, rimandi che il gruppo ha saputo dosare con gusto e spontaneità!!!
No responses yet