AARON FRAZER: “Introducing…” cover albumSe ascolti Durand Jones and the Indications, conosci la voce di Aaron Frazer; le sue entrate in falsetto compensano Jones nei dischi della band. Per “Introducing…”, Frazer esce da dietro la batteria per essere il frontman di questo set retrò che quest’anno sarà uno dei preferiti dai fan del soul.

Parlato a voce bassa con l’aspetto di un idolo del ‘matinée’ degli anni ’50 un po’ disinteressato, Aaron possiede una voce unica, contemporanea e senza tempo. su “Introducing …” – il suo album di debutto da solista prodotto da Dan Auerbach dei The Black Keys, pubblicato in collaborazione con Easy Eye Sound e Dead Oceans – il batterista fonde il soul della metà degli anni ’60 con la particolare sensibilità di Auerbach, canzoni con un messaggio in chiave Gil Scott-Heron e storie d’amore edificanti raccontate attraverso una miscela di disco, gospel e doo-wop.

Dan Auerbach ha chiamato una squadra di musicisti di sessione pesanti – inclusi membri dei Memphis Boys (che hanno suonato in “Son of A Preacher Man” di Dusty Springfield e “You Make Me Feel Like A Natural Woman” di Aretha Franklin), il percussionista sinfonico Sam Bacco e diversi membri dell’universo Daptone-Big Crown Records ed è stato prodotto in una settimana presso lo studio di Dan a Nashville

Il lavoro è un testamento di gratitudine verso i grandi artisti soul che hanno definito il suo gusto e influenzato lo stile ed è stato anticipato da tre singoli, “Bad News” e “Over You”, oltre che dal nuovo “I Got It”. Non è di tutti i giorni che un batterista esordisca con un disco solista, ma se il risultato è quello che le mie orecchie hanno appena ascoltato non trovo nulla da obiettare.

Questo è un album che suona come un disco di soul anni settanta, mi viene in mente il grande Al Green, oppure come sarebbe stato un LP degli Housemartins se quest’ultimi non avessero deciso di proseguire per strade separate, ovvero soul music filigranata di una bellezza disarmante, suonata da gente che aveva messo le dita nei barattoli di miele di Dusty Springfield e Aretha Franklin. C’è qualcosa di angelico dentro canzoni efebiche come “You Don’t Wanna Be My Baby”, “Have Mercy”, “Girl on the Phone”, Done Lyin’ e di sottilmente diabolico dentro pezzi come “Over You”, “If I Got It”, “Lover Girl”.

Se vi sono piaciuti i due dischi di Durand Jones, se li avete applauditi incondizionatamente non dovreste esimervi dal farlo anche con questa proposta di Frazer. Il ragazzo ha dei numeri, non tenta minimamente di compiacere le stazioni radio e, in più, c’è la presenza di Auerbach che si dimostra, ancora una volta, una personalità molto trasversale, ma che mantiene un notevole appeal tra gli appassionati ‘indie’.

Un album in cui il giovane batterista vuole presentare una musica soul che sia non solo suono, ma anche coscienza sociale, quindi cantando di tutto ciò che rappresenta i problemi nel mondo, senza mostrare alcuna compiacenza. Si parte dalla ‘golden age’ del genere per aggiungere una propria vocazione di autore, il modo migliore per ridare nuova linfa alla scena!!!


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